Geniale Bruni, un eroe della resistenza calabrese e acquappesana

GIORNATA DELLA MEMORIA 2019

 

Geniale Bruni è stato un giovane calabrese che ha sacrificato la sua vita per la libertà di tutti, opponendosi alla violenza e al totalitarismo nazifascista. A memoria del suo nobile sacrificio rimangono una foto da militare e una lapide, quella posta dal Comune di Parma in via d’Azeglio, nel 1955 in occasione del decennale dellaResistenza.

 Nato ad Aiello Calabro il 5 febbraio 1923 da Giovanni e Maria Volpe, si sposò ad Acquappesa con Orsilia Ioselli (che nello stato di famiglia rilasciato dal Comune di Acquappesa il 25.3.1946 viene indicata come Raffaella) da cui ebbe un figlio, Amerigo. Con loro viveva anche la madre che, rimasta vedova, si era trasferita da Aiello Calabro. Da uno stato di famiglia rilasciato dal Comune di Acquappesa il 29.3.1946 si evince che lavorava come venditore ambulante.

 

 

La casa di Bruni da una cartolina degli anni '60 (da Antonio Vattimo)
La casa di Bruni da una cartolina degli anni '60 (da Antonio Vattimo)

 

 

Le poche notizie che sappiamo di lui le dobbiamo ai documenti reperiti dall’ANPI e divulgati dall’ICSCAIC (Busta 9, fascicolo 3), da quanto pubblicato da Bruno Pino e dalle ricerche di Francesco Bruni, suo famigliare.

 

Ad Acquappesa la famiglia si era stabilita in Via Cristoforo Colombo 149, che corrisponde ora al numero civico 83, laddove ancora abitano i parenti.

Geniale viene arruolato ma nel momento della scelta fatidica, dopo un inevitabile periodo di sbandamento, anziché tentare la fuga e tornarsene a casa, come fecero in tanti, deciderà di passare nelle file partigiane della 143a Brigata Garibaldi dell’Emilia Romagna. Era il primo gennaio 1944.

 

Alcune notizie sul suo arresto fanno pensare ad un atto eroico, simile a quello compiuto da Salvo d’Acquisto. In seguito alla resa incondizionata dell’8 settembre 1943 e allo sbaragliamento dell’esercito che ne seguì, per non cadere in mano ai nazisti che mettevano in atto il piano Alarico disarmando le truppe italiane, riuscì a fuggire e ad arruolarsi dopo qualche mese tra i partigiani. E proprio in un’azione contro i nazisti si racconta che prese su di sé la colpa dell’esplosione di una bomba a mano contro di loro per salvare i compagni. Secondo altre notizie, invece, cadde in mano nazista a causa di una delazione. Qualcuno lo denunciò, come purtroppo accadeva spesso, per qualche miserabile lira. E seppure ancora oggi Parma presenti itinerari cittadini in cui si percepisce molto intensamente l’opposizione al nazifascismo e, soprattutto, alla coscrizione obbligatoria che avrebbe dovuto ricreare l’esercito fascista della Repubblica di Salò, ci sono testimonianze che rivelano quanto la delazione fosse diffusa sia nei confronti degli ebrei che contro l'opposizione politica. La lotta di liberazione nazionale raccoglieva giovani provenienti da diverse fasce sociali e si faceva strada, con grande coraggio, tra collaborazionisti e persone senza scrupolo che in modo sotterraneo e con pochi rischi barattava la vita altrui con ricompense anche miserabili.

Dalla targa commemorativa che è stata collocata a Parma all’inizio di una via di Borgo Bernabei, uno dei borghi del quartiere Oltretorrente, centro storico della città, il nome di Geniale Bruni compare insieme a quello di altri caduti del quartiere nella lotta contro il fascismo, fin dai suoi albori e, in particolare, insieme a chi si contrappose al fascismo fin dai suoi albori. Emerge, infatti, il nome di Guido Picelli, che nacque proprio tra quelle case e che fu uno dei massimi protagonisti della resistenza armata, fondatore dell’organizzazione paramilitare “Arditi del Popolo”. A Parma il giovane Bruni ebbe modo di confrontarsi con una radicata tradizione antifascista, conoscere storie di chi come il Picelli era riuscito a contrastare l’avanzata delle camicie nere. Nella targa compaiono i nomi di chi morì nelle Barricate del 1922, contro i fascisti di Italo Balbo, chi nella guerra civile spagnola, chi come partigiano e chi, come Bruni, nei campi di concentramento. In quello stesso borgo dove è posta la targa le suore Chieppine aiutarono la popolazione a nascondere le armi che dopo l’8 settembre erano state recuperate nella vicina caserma. La permanenza di Bruni in questa città dove si respirava un alto senso di responsabilità civile e di non appartenenza agli ideali fascisti dovette far maturare in lui la convinzione di una partecipazione attiva alla lotta partigiana.

Lager di Bolzano
Lager di Bolzano

I nazifascististi gli fecero comunque pagare cara la sua appartenenza alla resistenza. Venne così catturato il 26 dicembre del 1944 da truppe nazifasciste quale partigiano appartenente alla 47a Brigata Garibaldi (come si evince dal Documento della Commissione regionale Riconoscimento Qualifica Partigiani per l’Emilia e Romagna – Sezione Nord Emilia, 29 dicembre 1946, ma dovrebbe essere un errore di trascrizione perché la 47a operava nel Canavese, nella provincia di Torino). Fu imprigionato dapprima a Parma e poi condotto nel Campo di transito di Bolzano da dove fu trasportato nel lager di Mauthausen in Austria. 

Mauthausen voleva dire sopportare prove atroci, dai lavori forzati, ad angherie e maltrattamenti quotidiani, all’annientamento della propria personalità, alla morte per finire cenere nei forni crematori. Condizioni di vita impossibili. Geniale morirà per polmonite neppure due mesi prima dell’arrivo dell’esercito americano il 5 maggio 1945. 

 

L’atto di notorietà della Pretura di Parma del gennaio 1946 così come la Dichiarazione della Commissione regionale Riconoscimento Qualifica Partigiani del 29 dicembre 1946 presentano un’inesattezza collocando Mauthausen in Germania, dal momento che dichiarano il Bruni deceduto nella terra dei Nibelungi, Si tratta evidentemente di un errore perché subito dopo la fine della guerra l’Austria tornò ad essere indipendente rispetto alla Germania, alla quale si era unita e di cui era divenuta un Lӓnder conseguentemente all’Anchluss del 1938. A fine guerra, dunque, le potenze alleate decisero con i concordati della Conferenza di Potsdam (dichiarazione dell’8 agosto 1945) di riportarla alle frontiere del 1937, anche se per effetto di quegli stessi concordati fu divisa in quattro zone d’occupazione tra le potenze alleate così come fu quadripartita anche la capitale.  

Il giovane partigiano morì il 13 marzo 1945 a Mauthausen in seguito a torture che facevano parte della quotidianità del campo. Testimoniano di aver assistito alla sua morte Annibale Visconti fu Carmen e Angelo Bianchi fu Virginio. Dalla testimonianza di Annibale Visconti si evince che anche Geniale Bruni era prigioniero nel sottocampo Gusen II.

 

Riconosciuto “Partigiano combattente caduto” con anzianità dal 1/1/1944 al 18/3/1945 nella Brigata 143a Garibaldi ai sensi del Decreto LL n. 518 della G.U. dell’11 settembre 1945 n. 109 (come si evince da un documento del 5.2.1947), la famiglia usufruì del premio di Solidarietà nazionale consistente in 20mila lire (equivalente pressappoco agli attuali 617,44 euro!) in data 11 luglio 1947 dopo domanda inoltrata dalla moglie il 24 febbraio dello stesso anno. Sappiamo che in seguito la famiglia emigrò in Argentina.

 

Francesca Rennis

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Per accedere alla testimonianza di Annibale Visconti: 

http://mauthausen126491.blogspot.com/2013/05/per-non-dimenticare.html

 

Per saperne di più sul Campo di concentramento di Mauthausen:

https://www.youtube.com/watch?v=y572GB1YpUY testimonianza di Ferruccio Maruffi

https://www.mauthausen-memorial.org/it

http://www.deportati.it/lager/mauthausen/cronologia_mauthausen/

 

Per la resistenza a Parma:

https://www.resistenzamappe.it/sites/default/images/articles/media/321/Volume_RESISTENZA.pdf