Recensioni

Fallout. Dannati e redenti nell'era dell'antropocene

Il dramma di Salvatore Brusca sulla crisi ambientale e climatica

La nostra realtà contemporanea ben si presta alla forma del dramma. Lo dimostra anche “Fallout. Dannati e redenti nell’era dell’antropocene” (Santelli Ed.), l’ultimo testo scritto da Salvatore Brusca. Una tale forma espressiva sembra la più idonea non solo per le modalità di interconnessione scenica e per l’intreccio narrativo, in cui il linguaggio assume una forma dialogica spontanea e scorrevole, quanto per la necessità di richiamare ad un’azione sollecita di salvaguardia e tutela dell’umanità. Che il testo drammatico rimandi ad una sua rappresentazione scenica comporta comunque uno sforzo ulteriore rispetto alla letteratura, una riflessione metacognitiva rivolta a scelte strategiche che devono essere messe in atto. L’azione è, dunque, prioritaria. In “Fallout” si incrociano azione drammatica e azione etica. Sembra che l’una senza l’altra non possano vivere. 

 

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"Ferramonti 1943", il romanzo di Mario Giacompolli ambientato nella Calabria fascista

La fatica di riportare luce su ingiustizie e soprusi

Il tempo non cancella gli eventi, semmai li custodisce come il fuoco sotto la cenere. Basta soffiarci sopra che divampa in tutta la sua potenza. Una riflessione che nasce dalla lettura di “Ferramonti 1943”, l’ultimo romanzo di Mario Giacompolli, che intreccia la trama di “giallo” con caratteristiche narrative del romanzo storico recuperando ambienti, scene, personaggi di una Calabria dominata da interessi latifondisti, intorno ai quali si costruiscono e si allacciano poteri mafiosi. Intrighi e colpi di scena si susseguono senza dare tregua al lettore che, pagina dopo pagina, insegue le vicende narrate in cerca di una verità che solo alla fine emergerà completamente. Nello svolgersi dei fatti l’autore ci restituisce dinamiche socio-economiche e identità influenzate da forme autoritarie di potere, tanto più che la narrazione si apre durante il periodo fascista.

 

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Il viaggio di Andrea, un vero e proprio girovaga(bo)ndo

Se vogliamo comprendere il senso del viaggiare, se non ci accontentiamo di vivere comodamente o in modo lamentoso la quotidianità, dovremmo leggere il libro di Andrea Fucile e ripercorrere la sua esperienza. Ci accorgeremmo che contro ogni asfittica staticità il viaggio dinamizza anche il pensiero, crea relazioni, apre alla diversità, pretende uguaglianza, ma non è il dinamismo dello sviluppo industriale e postindustriale. Non è un’operazione neutra viaggiare per come intende il viaggio Andrea Fucile. Comporta una fatica fisica ed esistenziale – camminare, fare l’autostop, programmarsi l’automantenimento, affidarsi alle persone che s’incontrano, sentirsi spaesati, fare scelte estreme per sopravvivere

 

L’antica arte dell’arrangiarsi per sopravvivere, la patologica incertezza di iniziare un nuovo giorno, senza sapere se si riuscirà a guadagnare un pezzo di pane o un piatto di riso, annebbiano la mente e non leniscono il bisogno di cibo. E quando non lo si ha, né per sé né per i propri cari, si ruba.

 

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Il sogno che con l'arte orafa diventa realtà

La storia di Gerardo Sacco con l'intervista di Francesco Kostner nel libro "Sono nessuno. Il mio lungo viaggio tra arte e vita" (Rubbettino Ed.)

Quando un manufatto diventa opera d’arte, un monile gioiello? La storia di Gerardo Sacco è un esempio di questa trasformazione che valorizza il fare umano. È la storia raccontata nelle pagine di un libro, Sono nessuno. Il mio lungo viaggio tra arte e vita, attraverso l’intervista di Francesco Kostner all’orafo divenuto celebre per aver intuito il tesoro celato nella cultura calabrese. Un tesoro, divenuto rappresentazione plastica nei suoi gioielli.

E’ in definitiva la storia di una vita che ha fatto della calabresità e del Mediterraneo fucina di crescita personale e collettiva. Il protagonista, che è stato anche definito “il “Cellini” di Calabria che crea le gioie delle olive”,  ha narrato le vicende che gli hanno permesso di costruire e realizzare un sogno; il sogno di nessuno?  

Gerardo Sacco, l’orafo che ha saputo varcare i confini nazionali divenendo l’orafo delle dive ma soprattutto riuscendo a far apprezzare e amare la cultura mediterranea, il mito e la magia della Magna Graecia, si percepisce come “nessuno”. Ma si può narrare il sogno di “nessuno”?

 

 

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Liberandisdòmini dalla "maffia" e dal personalismo

Il testo di Pantaleone Sergi costruito su un idioma che lega passato e modernità

Incuriosisce il titolo che orienta il lettore a ricercare nel testo le ragioni di una tale scelta. Una frase idiomatica in una crasi-fusione, una mescolanza di tre parole consecutive capaci di esprimere un determinato concetto.  Un concetto che l'autore con grande dimestichezza e originalità riesce a esprimere nei suoi molteplici significati. Un idioma arcaico che vale anche ai giorni nostri, quando si sente il peso del potere come una sventura che incombe sulla quotidianità. E questa ricostruzione si percepisce soprattutto quando recupera le basi antropologiche che favoriscono l'ascesa del fenomeno mafioso nella piccola realtà contadina di Mambrìci allo scoccare del secolo XX. Un romanzo, calato nella storia calabrese, che apre una porta sull’antropologia meridionale.

Si sentono l’influsso dell’antropologo Ernesto De Martino e di autori calabresi come Corrado Alvaro e Leonida Répaci, ma l’accento viene posto su un microcosmo che, capiamo, è lo specchio di una Calabria che ripresenta come un déjà vu relazioni di potere asfittiche. 

 

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Potere & poteri. Il backstage della politica calabrese

La ricostruzione di Attilio Sabato tesa al cambiamento

 

«Caro amico mio, la politica è simile a un cantiere e come tale deve rispettare le sue regole e la sua struttura organizzativa. Mi spiego meglio: c’è il responsabile del corpo di fabbrica, il direttore dei lavori, il capo cantiere, il capo squadra, il muratore, il ferraiolo, il manovale. Ognuno, cioè, ha un compito a cui assolvere, la stessa cosa deve avvenire in politica. Ora, spetta a voi scegliere il ruolo che intendete svolgere».

 

Sono parole che Riccardo Misasi rivolse all’allora segretario della sezione della Democrazia  Cristiana di Roggiano durante una cena in cui Misasi, allora deputato, incontrava un gruppo di sindaci “insofferenti”. E'  il discorso da cui Attilio Sabato trae il titolo per il primo capitolo, e che esemplifica il senso dato alla politica in quegli anni.

 

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Le quattro giornate di Catanzaro, tra ansia di riforme e repressione

Alessandro De Virgilio recupera un fatto storico dimenticato

Alessandro De Virgilio, nel suo libro “Le quattro giornate di Catanzaro: 25-28 gennaio 1950 la citta’ in rivolta per il capoluogo”, edito dalla Rubbettino, ci consegna una ricerca meticolosa tra archivi e rassegna stampa storica. L’impianto storicistico ha il pregio di mantenere la complessità del tema pur nella semplicità di linguaggio e linearità delle argomentazioni. Un lavoro che copre quella “gruviera” di buchi storici da colmare di cui parla con cognizione di causa nella sua prefazione Pantaleone Sergi, cui riconosciamo competenze di storico oltre che di cronista attento e puntuale. Alessandro De Virgilio non è da meno. Lo dimostra in questo testo in cui riesce con abilità a mantenere le problematiche relative ai fatti distinte da quelle politiche e sociali e, soprattutto, da quelle relative al racconto quotidiano dei giornali dell’epoca. Più aspetti, diverso il peso ideologico e narrativo che, insieme, ci invitano a ricostruire una consapevolezza identitaria calabrese.

L’autore esamina le cause socio-economiche e politiche della rivolta che, nonostante le testimonianze di ordine e contenutezza, sfociò in un attacco violento della celere.

 

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Salvatore Rino Viola, tra poesia e architettura

Si tocca con mano la creatività e la passione con cui Salvatore Rino Viola fronteggia due passioni importanti della sua vita, l’architettura e la poesia. Se vogliamo comprendere questo poeta nelle sue più ampie sfaccettature non possiamo dimenticare la sua professione di architetto, così come neppure la sua tensione verso l’oltre che si affaccia nella sua produzione artistica.

Dalla poesia, raccolta diversi volumi, possiamo cogliere aspetti di una ricerca di musicalità che rimanda sempre ad altro. Un autore che da un sottofondo d’ansia e inquietudine costruisce con le attitudini proprie dell’architetto il proprio orizzonte di senso.

 

 

In queste pagine a lui dedicate, prenderò in esame i testi Per amore e per gloria (2014) ed Esempi di Arte moderna. Per una città dell’immagine (1994).

 

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Calabria madre d'Italia

Il poema storico di Giovanni Forestiero

La storia della Calabria in rima poetica. Ci ha pensato Giovanni Forestiero con la sua ultima fatica letteraria. Cantore della Calabria e delle sue bellezze, dagli anni ’90 pubblica poesie dando voce alla memoria, incominciando da quella a lui più prossima, quella di Cetraro, il paese in cui vive e opera attraverso diverse iniziative culturali anche come vicepresidente della pro loco “Civitas Citrarii”.

 

Dunque la storia della Calabria in rima poetica, un poema che rispecchia il pensiero di un amore profondo per la sua terra: “Ma perché forse la Calabria non è poesia?” -  sembra, infatti, voglia dirci Forestiero. E di questo poema protagonista assoluta è la Calabria, le cui estremità meridionali, secondo un’antica tradizione, dovevano chiamarsi Italia, da cui nel tempo prese il nome l’intera penisola. Un sentire che rende solido lo stare e il restare fondato sulla ricerca delle proprie radici.

 

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Statale 18

Libro di Mauro F. Minervino - Ed. Fandango

Se non ci fosse la Statale 18 gli spostamenti sarebbero molto lenti, si dovrebbe ancora usare parte di quella vecchia statale nata sulle ceneri della borbonica Strada per le Calabrie che asseconda le pendici dei monti dal Pollino fino alla catena costiera dell'Appennino Paolano. Non ci sarebbe turismo di massa con gli ingorghi estivi e non ci sarebbero stati neppure abusivismo e quella speculazione edilizia che si presenta nelle forme di complessi turistico-alberghieri, villaggi turistici, centri commerciali. Se non fosse stata costruita quest’arteria tanto imponente, esorbitante, non ci sarebbe stato l’ampliamento e lo snaturamento dei centri storici, ormai abbandonati a se stessi e il fuggi fuggi verso realtà economiche più fluenti per il mercato.

 

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Banditi e schiave. I femminicidi

Libro di Arcangelo Badolati e Giovanni Pastore. Ed. Pellegrini

Ma quante sono le forme di femminicidio? Già il contatto con la copertina di questo libro pone una domanda impellente. Ma le domande si accavallano man mano si va avanti con la lettura perché si vorrebbe capire da dove nasce tanta brutalità sul genere femminile. E la lettura di queste pagine drammatiche raccontate da due penne rilevanti del nostro giornalismo contemporaneo, oltre che calabrese, fa rabbrividire. Raccapriccianti le storie di violenza, ancora più abominevole comprendere quello che ruota intorno a noi facendoci sentire impotenti.

 

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Intrusioni nella poesia dialettale. Ciccio De Rose

I versi di Cantu ‘ntuòssicatu e Asulìa tu ca mi s’i frati

 

Le radici dei suoi versi e il suono che emanano sanno di terra, conducono ad un sentire immediato perché originario, gettano coni di luce sull’identità calabrese. Ciccio De Rose dice di sé di essere "crisciutu 'mmienz'a vìa ", da dove trae energia poetica sapendo cogliere nell’immagine il pathos della vita quotidiana, la fatica di un fare che, in tempi lontani dal nichilismo etico, potevano tradursi con la parola “onestà”. E se la globalizzazione ci ha imposto un confronto poco idilliaco con la diversità, Ciccio De Rose recupera il sentimento del “parlar materno” come spazio esistenziale non contaminato in cui, tuttavia, è possibile rintracciare il senso della comunità, oltre che la critica all’omologazione culturale, a quella forma di appiattimento comportamentale in cui si liquificano sentimenti e memoria. 

 

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Signoraggio bancario, un noir ne svela il meccanismo

Recensione al romanzo di Cosimo Massaro

La moneta di Satana

Tabula Fati Editore

 

 

Un noir che sostiene una teoria economica e ne traccia la sostanza recuperandola al presente. Il romanzo di Cosimo Massaro “La moneta di Satana” (Tabula Fati editore, 2010) intreccia i nodi della teoria rivoluzionaria di Giacinto Auriti in una storia che d’inventato ha solo i protagonisti e la trama. Pilastro del racconto fantasioso, ma verosimile, è costituito da concetti che soprattutto in questo momento storico stanno acquisendo un significato di particolare rilievo.

 

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Figure e dintorni. Sei artisti a confronto

 

Mostra di "Spazio Artemisia"

(Praia a Mare)


Quando l'arte diventa catarsi. L'esempio di Paf

La madre dei vortici
La madre dei vortici

La creatività ha un valore catartico, sa innestarsi nel dolore e nella vita trasformandola. I lavori di Francesca Paciello ne sono un esempio. Sanno raccontare, anche urlare angoscia e sofferenza, liberandole in forme che accompagnano l’immaginazione a elaborarle fino alla metabolizzazione. Pablo Picasso affermava qualcosa di vero nel dire che «La pittura è una professione da cieco: uno non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente, ciò che dice a se stesso riguardo a ciò che ha visto». E quello di Francesca Paciello, o Paf come si fa simpaticamente chiamare, è il tentativo di un’espressione di autonomia e carica interiore tale da volersi riappropriare in modo consapevole della propria libertà di pensare, di agire, di percepire, anche di soffrire. Il destino di ogni donna si racchiude in questo tentativo mai incoraggiato dal sistema sociale delle nostre civiltà.

 

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Tra memoria e presente alla scoperta delle “più nelle anime di Scalea”

Recensione al libro di Franco Galiani

Le più belle anime di Scalea

 Publiepa Edizioni

 

 

La memoria va custodita e non per nutrire nostalgici ed estemporanei bisogni interiori, né per guardare al mondo in termini romantici. Ancor meno per appagare desideri autoreferenziali d’estetico candore. Ha una sua funzione. E’ proiettata al futuro. Non ci sono inganni o trappole nei quali rimanere incastrati leggendo il libro di Franco Galiano “Le più belle anime di Scalea” (Publiepa Edizioni, 2011), perché la bellezza cui fa riferimento il testo è proiettata verso il territorio cui appartengono le storie di personalità che hanno contribuito a creare l’identità della cittadina tirrenica.

 

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Stefania Spanò. L'ironia contro potere, violenza, disparità

Il disegno è un'attività impegnativa, nel senso voluto da Stefania Spanò. Impegno all'assunzione di responsabilità, alla denuncia di situazioni che bisognerebbe cambiare per migliorare la qualità di vita o anche solo per poter vivere, all'acquisizione di nuove consapevolezze nei confronti del "villaggio globale". La sua denuncia si estende a tutto tondo soprattutto quando oggetto della sua analisi rappresentativa diventano la donna e il bambino.

 

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Ma Calabre, ardente soif. I versi di Nesi

Il segreto di Armando Nesi, essere saldamente ancorato alla propria terra tanto che il viaggio diventa per lui desiderio del ritorno. L’andare è come cogliere il momento che passa, farsi cullare da un tragitto che porta in un altrove sempre diverso mentre il cuore è fermo a Fuscaldo, proprio come il pendolo di Focault nel Conservatoire National des Art et Métiers.

 

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Con Francesca Vena alla ricerca della bellezza intramontabile

Un’apoteosi di colori su temi classici e non per nostalgia ma per caparbietà. Francesca Vena nei suoi dipinti ci mette tutto il coraggio di cui può disporre una donna del nostro tempo per ricercare, ancora, la bellezza. Tratti distintivi nella natura e in particolari artistici che testimoniano, più di un’utopia, la presenza di forme armoniose.

 

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Ius sanguinis. Dal diritto di sangue all'utopia della cittadinanza cosmopolita

Una lettura del libro di Paola Bottero

verso un nuovo ius sanguinis
verso un nuovo ius sanguinis

Ius sanguinis fa pensare. E' un concetto radicato nella latinità, in perenne divenire. Ancorato al senso di appartenenza diventa per il libro di Paola Bottero occasione per leggere e rileggere, tra norme statiche locali e nuovi bisogni legati ai fenomeni della globalizzazione, le diverse forme in cui si esprime nel quotidiano con una domanda che circola sotterranea tra le pagine. Si può cambiare? 

 

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Difendiamo la democrazia. Recensione al libro di Michele Borrelli, Pellegrini Editore, Cosenza 2009

In questo testo ritroviamo i caratteri della paideia classica, lo stretto rapporto con la politica e una forma di governo propria della polis greca, la democrazia, e in particolare quei caratteri quale l’interiorizzazione di valori universali che costituiscono l’ethos di un popolo e garantiscono una socializzazione armonica. Caratteri che vengono ulteriormente arricchiti da alcune originalità, frutto di un lungo percorso di ricerca sui fondamenti ultimi delle scienze, e della pedagogia in particolare, culminato con l’incontro lungimirante e alquanto fecondo con il filosofo tedesco Karl-Otto Apel.

 

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Per un pensiero ancora capace di emancipare l’uomo, la critica di Michele Borrelli al postmoderno

Il pensiero contemporaneo ha assunto una pluralità di toni e sfumature, accomunati, però, dal tentativo condiviso di superare la tradizione metafisica. Un “superamento” segnato inequivocabilmente dalla constatazione di una crisi della ragione ritenuta non solo incapace di risolvere i problemi dell’umanità, ma addirittura responsabile dei mali del mondo. Michele Borrelli, docente di Pedagogia Generale presso l’Università della Calabria (già docente nelle università tedesche di Francoforte, Giessen, Norinberga e Wuppertal), è un attento osservatore e critico delle filosofie postmoderne e della loro genesi.

 

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“Non c’era una volta. Storie di ieri e di oggi”. Recensione al libro di Luigi Leporini

A quale tipologia appartiene il libro? Per me, è un diario di viaggio. Possiamo contorcerci fino all’inverosimile come ho visto fare più volte nel corso della presentazione di altri libri se sia microstoria per i riferimenti alla cronaca del tempo o appunti per fermare e invitare alla riflessione, un testo di morale o autobiografico, sociologico e antropologico, rivolto a riferire sui costumi di una comunità in un certo periodo. Sono tante le componenti che entrano in gioco in questo racconto che per me somiglia molto a quello dei nostri nonni intorno al braciere. E non a caso il braciere viene mitizzato in un capitolo. Il racconto, appunto, l’oralità in forma scritta che esprime il desiderio di non dimenticare. E’ una finzione, se vogliamo, ma piuttosto incisiva, efficace.

C’erano una volta, religiosità fatta carne, viva nei gesti delle persone, oggi si è fatto largo il relativismo etico e culturale e con questo ha preso piede quello che Umberto Galimberti nel suo ultimo libro, sulla scia di Nietzsche, ha definito l’ospite inquietante, il nichilismo che si avviluppa in spire comunicative allettanti tra le giovani generazioni.

 

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Tra onirico e immaginazione. L'arte di Michele Tortorelli

Quando i segni traboccano i limiti della comunicazione tradizionale diventano arte, mimetizzano il pensiero trasformandolo in oggetti che parlano del sé e della propria esperienza umana. Lo notiamo nelle espressioni originali di Michele Tortorelli. Dopo essersi messo alla prova in una decina di collettive, da cui ha ricevuto notevoli gratificazioni, si è misurato in diverse mostre personali. Poesia e fantasia in linee serafiche, dense di colore, mentre un eco alle saghe classiche ripropone sentimenti e passioni di sempre.

 

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Confine e spaesamento? L'identità etnico-sociale dei Brettii nel libro di Fabrizio Mollo "Ai confini della Brettia"

Il significato semantico del termine “confine” abbraccia varie connotazioni che, nella loro diversità, rimandano ad una apertura e ad una possibilità oltre il prevedibile.
“Confine” vuol dire, infatti, non solo ostacolo o limite inderogabile, quanto piuttosto, nell’accezione moderna offerta da Kant, ciò che può diventare conoscibile perché prossimo al conosciuto.

 

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"Intervento a rete", un monito più che un'impostazione nel libro di G. Bencivinni e L. Conte

Superati i modelli verticistici la rete, metafora di sinergie, diventa l’ambito entro il quale viene ricostruito il dialogo per superare emarginazioni e isolamenti. Il modello a rete, pertanto, raccoglie nelle sue maglie il reale, vissuto e percepito attraverso le diverse prospettive presenti nel testo. Su questo orizzonte si staglia la realtà presentata nel libro “Intervento a rete”, pensato all’interno di un progetto scolastico dei licei di Cetraro che cattura i punti di vista di insegnanti, studenti e culture non occidentali.

 

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Il nomadismo di Franco Paletta

Di Genova e Paletta e io
Di Genova e Paletta e io

La realtà di Franco Paletta prende forma movendosi tra gli spazi segnati tra un’opera e l’altra. Un itinerario che ripropone il suo girovagare alla ricerca di un’identità mai uguale a se stessa così come l’irrequietezza della società contemporanea persa nei labirinti delle molteplici verità. Mi riferisco alla mostrra allestita alcuni anni fa (28 gennaio 2004) al secondo piano dell’antico Palazzo del Trono a Cetraro (CS), dedicata al “nomadismo”  che ha raccolto le opere che in modo più congeniale rappresentano questa ricerca di espressione del sé iniziata nel 1969. 

 

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Persona persone povertà. Nel mondo globalizzato e confuso. Le riflessioni di Giuseppe Serio in un libro edito da Pellegrini

Nei limiti imposti dalla globalizzazione possiamo ancora parlare di individui come “persona”, “persone”? E’ una contraddizione intrinseca ai tempi, una sfida o una speranza? Interrogativi che nascono dalla lettura del libro di Giuseppe Serio “Persona persone povertà in un mondo globalizzato e confuso”. 

 

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