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"Metropolis", seconda edizione della Biennale d'arte a Paola

Dal 7 al 14 dicembre 2019 una mostra che valorizza l'opera di 35 artisti italiani e francesi

Nel V Centenario della Canonizzazione di S. Francesco di Paola, "Metropolis" è la bienanle d'arte curata dal maestro d'arte Milena Crupi in ricordo di un uomo che ha portato la fede agli ultimi e ai potenti, le sue opere di profonda carità senza distinzione o particolarità. 

Organizzata dall’associazione culturale Cesas “Centro studi artistici segantini”, la biennale è stata realizzata con il patrocinio della Regione Calabria, della Provincia di Cosenza, del Comune di Paola, all'interno del complesso monumentale del S. Agostino a Paola, offrendo una particolare location alle opere di 35 artisti italiani e francesi.

 

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Il Festival delle Riforme culturali come laboratorio di idee e pratiche democratiche

Dal 4 al 6 giugno 2018 la prima edizione su "Lingua, ambiente, sviluppo sociale"

Andrea Benetti, Diversità
Andrea Benetti, Diversità

“Da un’isola linguistica, un Festival per pensare il mondo” è lo slogan di presentazione della prima edizione del “Festival delle Riforme culturali” che si terrà a Guardia Piemontese dal 4 al 6 giugno 2018 e che ha per tema “Lingua, ambiente, sviluppo sociale”. Ne ha spiegato le caratteristiche il direttore scientifico, Giovanni Agresti, docente dell’Università degli studi di Napoli “Federico II”, giunto per l’occasione giovedì 21 dicembre 2017 nella cittadina che nel 2016 è stata nominata dalla “Comunione delle Chiese protestanti in Europa” (Ccpe) “Città europea della Riforma”.

 

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Oltre il nichilismo, oltre il bullismo

Episodi eclatanti, spettacolarizzati dall’onda mediatica dovrebbero invece trovare una mediazione diversa, essere compresi, contestualizzati in modo diverso rispetto alla semplice notizia di cronaca. Gli effetti di emulazione a tanto clamore sono scontati. E così, gli ultimi fatti relativi al cyberbullismo e bullismo scolastico, che hanno indotto al suicidio le vittime designate dal branco, reclamano solo una fugace attenzione senza lasciare spazio a riflessioni ulteriori.

 

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Il branco in classe, genesi di un'esperienza

Bongo e Bingo vanno in giro a braccetto, passano le giornate a discutere il da farsi, a definire ciò che è importante scartando l’ovvio. E ovvio in questo caso riguarda ciò che viene loro imposto in modo eteronomo mentre cercano gratificazioni e l’emozione che non può incontrarsi in ambienti controllati come quelli scolastici. A scuola vanno, a braccetto, consolandosi a vicenda, provetti attori di quella fiaba mai tramontata a ripetere le parti di Pinocchio e Lucignolo; si ritrovano compagni di banco e continuano così le loro scorribande fantasiose alla ricerca di pratiche che restituiscano loro un che di significato.

 

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A rischio crollo la Chiesa di S. Francesco dei Passionisti a Fuscaldo

Le iniziative di Italia Nostra per la ristrutturazione

Il silenzio e il Vangelo sono la roccaforte su cui si regge il Convento di S. Francesco a Fuscaldo, nonostante la terra continui irrimediabilmente a franare verso il mare da quell’altura panoramica a oltre trecento metri d’altezza raggiungibili dopo una serie di gironi stradali. Fondamenta di fede e fondamenta di una struttura muraria che sta perdendo la sua staticità, portando con sé secoli di storia in cui la piccola comunità dei Padri Passionisti è riuscita ad imprimere valori universali legati alla religione ma anche al rispetto della vita umana. Nel silenzio e nella preghiera, che ho condiviso frequentando alcuni dei corsi di formazione che i Passionisti organizzarono alcuni anni fa, si abbandona il rumore e le apparenze di un mondo che sembra aver perso i proprio riferimenti, le propria fondamenta, appunto, del vivere civile perdendosi tra i meandri degli interessi privati e del potere. Erano corsi di pastorale sanitaria in cui riuscii ad avvicinarmi alla realtà operativa di altri frati, i Camilliani, o di preparazione alla catechesi. Per me non è possibile scrivere di questa rovina architettonica senza parlare di come ha attraversato anche la mia storia personale.

 

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Il "vaffa" legalizzato e la giungla delle volgarità, un passo in più verso l'illecito

Quando a far volare i “mingh…” erano Ciccio e Franco, le risate non potevano contenersi. Le parolacce nel cinema hanno fatto storia in film “cult” come “Serpico” e “C’era una volta in America”. Erano contestuali, sottolineavano un effetto scenico restituendo il senso della vicenda e le povertà di un’epoca. Tra brillantina e volgarità ci sapeva fare anche John Travolta in “Grease”. I film anni ’80 grondavano di epiteti che oggi vengono ridotti ai minimi termini probabilmente per non essere censurati. La parolaccia per lo più lasciata ai bassifondi cittadini e ad un utilizzo snob dei quartieri alti, veniva stigmatizzata dalla classe media riconoscibile nella borghesia perbenista.

 

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L’aereo di carta plana sulla lezione di storia

Un foglio di carta sul banco prende le ali e per il ragazzo, che pure segue dal primo banco la lezione di storia, assume un senso perché librata nei cieli alti della fantasia. La guerra dei Sette anni, l’apogeo e la disfatta del Re Sole, la sparizione della Polonia dalla cartina geografica del ‘700 perdono ogni validità. Davanti agli occhi, impavida, si erge una figura nuova, seducente, densa di tutti quei colori che lo fanno apparire semplicemente bianco.

 

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Dall'esperienza di Angelo il valore sociale e culturale dello sport

mezza maratona 11 agosto 2007
mezza maratona 11 agosto 2007

Di scuola, manco a parlarne. Per Angelo stare in classe la mattina è davvero una perdita di tempo. Lui che ha un’intelligenza di tipo cinestetica, direbbe Howard Gardner, di stare fermo ad ascoltare parole che si rivelano senza senso proprio non ne vuole sapere. E così si assenta frequentemente. I richiami dei professori sono all’ordine del giorno, ma non riescono a produrre nessun risultato sperato. Starebbe volentieri in campagna tutto il giorno anche se il lavoro è duro, ma la fatica davvero non lo preoccupa. A sedici anni ha un fisico atletico e tanta energia da spendere.

 

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Oltre Ruby, abbiamo altri modelli di femminilità

Eleonora de Fonseca Pimentel
Eleonora de Fonseca Pimentel

Insoddisfazione, un senso di disgusto e di irrequietezza, circolano tra le donne di Facebook. Sentimenti, nati dal continuo chiacchiericcio sulle vicende “ormonali” del premier e che richiamano ad una rivalsa tutta al femminile. Alla frustrazione sul modo in cui certi cliché, che riducono la donna ad oggetto di piacere, riescono ancora ad emergere si sostituiscono iniziative forse di poca visibilità e incidenza, ma che molto hanno a che fare con l’autostima e desideri di libertà.

 

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In dialogo con i detenuti verso la reintegrazione sociale e lavorativa

Il silenzio in carcere assume i toni della rassegnazione e del fatalismo, della tristezza e del rancore, della rabbia e dell’attesa spasmodica. Toni che diventano sempre più cupi di fronte al disinteresse delle istituzioni e del territorio, alle lentezze burocratiche e all’indifferenza diffusa. Un vuoto che l’istituzione carceraria tenta di colmare senza riuscirvi pienamente come dimostrano i tanti suicidi e i tanti episodi di violenza e autodistruzione in carcere. Chi è ristretto per un reato, al di là della garanzia alla sicurezza della pena che la società civile si attende dalla detenzione, ha comunque il diritto a vivere, a recuperare quella parte di vitalità che, non intaccata dal reato, può invece rappresentare una risorsa per la società.

 

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Oltre il silenzio e l'omertà. Siamo Italiani!

Non lo facciamo apposta. E' dentro di noi perché l'abbiamo respirato fin da quando eravamo nel ventre materno, l'abbiamo alimentato con il latte del nostro contesto sociale, accolto con naturalezza. Il silenzio, l'omertà, la nostra seconda natura. Sono quel silenzio e quell'omertà che lasciano crescere la delinquenza organizzata, il disagio sociale, la devianza minorile. Ce ne accorgiamo, per fortuna, ne prendiamo consapevolezza per il coraggio di alcuni. Quei cittadini che decidono di denunciare il male subito e quelli che per senso civico denudano realtà scomode. Gli studi e la cronaca.

 

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L’insostenibile leggerezza del carcere

Regole ferree che lasciano intravedere la perduta libertà. Volti severi che muovono alla ricerca di un sé diverso, ma cosa cambiare? Come recuperare il tempo perduto? Perché muoversi nell’incertezza di un «forse sarò…» quando non si conoscono altre vie che quelle intraprese? Forse il carcere è un destino dal quale non si può sfuggire?

 

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Violenza sulle donne. Una storia d'amore finita nel sangue. L'omicidio di Aiello Calabro

Potremmo cominciare dalle statistiche. Numeri, una quantità indescrivibile da cui non sarebbe possibile evincere la tristezza per l’inganno, la delusione per l’amore tradito. E’ la storia di ognuno che ci riguarda e ci segna nel dolore soprattutto se si parla al femminile poiché la donna è ancora la parte più fragile della nostra società. Non è riuscita nel tempo a scrollarsi di dosso la prepotenza maschile, quella che la riduce ad oggetto da marciapiede, ma neanche a indurre al rispetto nella propria famiglia.

  

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Dialogo e confronto con le realtà "altre" per valorizzare la nostra identità

Esiste un confine per l'umanità? A quanto pare, nonotante le dtante dichiarazioni a tutela dei diritti umani l'impronta liberista lascia il suo segno inquietante e così se le merci possono viaggiare tranquillamente da una nazione all'altra, i governi si sono attivati per "controllare" la notevole mole di immigrazione che si spinge verso i paesi industrializzati dell'occidente per chiedere una speranza.

 

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L’informazione pubblica sacrificata ad audience, profitto, aziende private. Riduzione di spazi democratici?

 

Solo alcuni minuti al telegiornale delle 20 di martedì 14 settembre 2010 per dire che quello spazio informativo stava per essere divorato da logiche comunicative del “mordi e fuggi”. Solo sessanta secondi per riportare le notizie di un giorno e dal mondo in un nuovo format che dovrebbe assorbire il tg1 di mezza sera. Secondi, minuti, una manciata di parole, una sintesi strigliata che altro non è che la reificazione del linguaggio striminzito dell’era post-tecnologica e post-mediatica.

 

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