La prima cosa importante che ricordo delle mia infanzia è la lettura di un libro. Il primo regalo importante di fronte al quale ho provato una forte emozione è stato quello di un libro. Ogni momento della mia vita è stato sottolineato da letture. Ho viaggiato poco, ma i miei compagni di viaggio privilegiati li ho incontrati nella variegata avventura umana, nelle tensioni e nelle ricerche che gli uomini hanno dovuto affrontare perché l'umanità divenisse quella che ora è. E sono sempre i libri a raccontarlo, seppure nei limiti comprensibili e non sempre condivisi. E così è arrivato anche il momento di dover riconsegnare ai giovani quanto appreso e compreso. Dopo la laurea in filosofia e l'abilitazione all'insegnamento ho raggiunto l'ambito sogno come insegnante di Filosofia e storia.
La scrittura mi ha avvicinato al mondo del giornalismo e dopo diversi anni di attività giornalistica ho deciso di aprire questo blog dove continuare a raccontare la realtà dal mio punto di vista. L'emarginazione è una condizione alla quale ho prestato maggiore attenzione anche come volontaria così come situazioni di disparità e di ingiustizia sociale. Pertanto, cercherò di mettere in luce quegli spazi in cui la confusione, appunto, si fa più fosca e dove, paradossalmente, potrebbero nascondersi elementi di maggiore comprensione della realtà contemporanea.
Il blog apprezzato da due autorevoli autori che mi citano in Note e Bibliografia:
Gianni Criveller, docente universitario e missionario del PIME, nel saggio del 2014
pubblicato sul sito Samgha.me,
Giuseppe Marchionna, sindaco di Brindisi ai tempi dei primi sbarchi degli albanesi in Puglia, nel testo del 2013
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SPECCHIO DELLE MIE BRAME...
Specchio, specchio delle mie brame… un’esortazione a mettersi in gioco, confrontarsi e cercare mondi paralleli. Lo specchio è metafora di uno sguardo che oltrepassa la realtà e lacera pregiudizi. La bella regina Grimilde nella celebre favola dei fratelli Grimm svela un rapporto malato con il proprio sé tanto da voler uccidere la bellezza irrompente di Biancaneve, vista come pericolosa rivale. Ma Grimilde rivela in questa fragilità distruttiva la sua rabbia di donna, vuole lacerare la verità che incalza fino a ridurre in mille pezzi l’oggetto che l’aveva svelata. L’oggetto rotto si trasforma in un caleidoscopico gioco di luci e nuove immagini. Le parole di Grimilde divengono guida e proposta nello spazio che scirocconews.it vuole dedicare alle donne ma anche al modo in cui vengono rappresentate, alla loro esistenza. Lo specchio è da sempre compagno di viaggio della donna quando cerca di mantenere il confronto con la propria corporeità o con la propria bellezza capace di brillare solo se riflessa nello sguardo di un altro che per riduzione culturale, è sempre maschile. In questo specchio virtuale vorrei confrontarmi con le immagini riflesse di altre donne e con l’immaginario maschile pensando che, comunque, l’immagine che restituisce lo specchio conduce sempre a nuova immaginazione.
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Cliccando sulla foto è possibile guardare immagini della mostra in cui è stato esposto il quadro
Come se fosse una voce lontana nel vento, un’eco che non sa e non vuole estinguersi, si ripresenta imperturbabile una domanda, quella domanda che senza mezzi termini ti chiede “Chi sei?”. L’identità è un processo segnato dall’incrocio tra strade che correndo parallele magicamente si incontrano. Solo nell’incontro con l’altro puoi ritornare sui passi fatti, ripensare il tragitto percorso e cercare nuovi equilibri.
“Chi sei?” si diverte ad apparire come quando incontrai Assunta.
Era un mondo, quello degli anni ’70, in cui non si percepiva ancora la dimensione “turbo” del tempo. Scorreva in fretta, ma quando si giocava! Si respirava un’atmosfera come cotonata, gli eventi non ci sfioravano che da lontano. Non si parlava ancora di villaggio globale, nonostante si auspicassero cambiamenti di nuove libertà. Si progettava, il futuro prometteva traguardi che andavano oltre i residui del boom economico, oltre i timori degli anni di piombo, anche se i destini di ciascuno di noi sembravano già tracciati.
Abbiamo dimenticato il senso dell’emigrazione, la sua gravità nel senso più pieno del termine. Grava su chi è costretto a lasciare la propria terra, i propri affetti, le proprie cose. Grava ricominciare, reinserirsi assumendo lingua e abitudini del posto come proprie, farsi accettare. Grava superare i pregiudizi verso chi si propone suo malgrado come diverso.
Ho portato con me solo alcune delle cose che avrei voluto a testimonianza della breve permanenza estiva a Roseto. Oggetti per me pregnanti di significato che avessero la capacità di rievocare le emozioni, i colori, i suoni, l’essenza di quella realtà che oltre ad essere tipicamente rosetana recupera i caratteri più genuinamente abruzzesi.
La foto del mare Adriatico con sullo sfondo un antico trabocco...