Il Feudo del Pantano e di Acquappesa

di Leonardo Iozzi

Ringrazio Leonardo Iozzi per avermi permesso di arricchire il sito con questo lavoro certosino tra gli archivi dell'Abbazia di Montecassino, di rilevanza storiografica per una querrelle che ha toccato anche punti polemici nel testo di Francesco Samà Aqua Appensa. La chiave della memoria. Storia e architettura religiosa ad Acquappesa, CittàCalabriaEdizioni, Soveria Mannelli 2003 (p. 70). L'argomento riguarda la dipendenza del territorio chiamato Pantano, sito attualmente in Acquappesa, da Cetraro.


 

Nel mio lavoro Cetraro – Notizie storiche,  M.I.T. Ed., Cosenza 1973, in merito alla conferma della donazione del nostro paese all’Abbazia di Montecassino, affermavo che, nel 1090 Cetraro «aveva dei confini ben precisi che andavano dal fiume di S. Maria Lascosa al fiume Acqua Putrida (oggi Fiume Bagni) e dalle cime dei monti al mare».

 

Detta affermazione, ribadita nel lavoro Possedimenti e chiese cassinesi in Calabria (1981), aveva la sua fonte in un documento contenuto nell’opera Accessiones di Erasmo Gattola, di cui riporto la traduzione del passo relativo ai confini del nostro territorio: «…da una parte così come il fiume scende dalla cima del monte fino a S. Maria di Lascosa al mare, dall’altra parte così come comincia dallo stresso mare e sale, attraverso la putrida Acqua, fino alla cima del monte e così come la Serra (Cresta) dello stesso monte (oggi Catena costiera) va da un’acqua (fiume) all’altra».

 

Ho avuto modo di precisare più volte che l’unico fiume, con acqua putrida, che parte dalla sommità della montagna e arriva al mare è il fiume oggi detto Bagni.

 

La mia interpretazione del documento di conferma della donazione a Montecassino, effettuata dal duca Ruggero, figlio del Guiscardo e di Sichelgaita, rimane sempre attendibile e valida anche se altri studiosi identificano il “fiume Acqua Putrida” nel torrentino “Acqua Fetida”, situato più a nord. Essi non tengono conto che il primo corso d’acqua, ossia il fiume, nasce dalla “cima del monte”, come è precisato nel documento, mentre il secondo, il torrentino, nasce da mezza costa e porta acqua solo ne periodo delle piogge.

 

È stato il prof. don Leopoldo Pagano, socio dell’Accademia cosentina e profondo conoscitore di archeologia e storia, a indicare, per primo, nel fiume Bagni il confine sud di Cetraro. Il chiarissimo avvocato Filippo Mannelli Amantea, presidente dell’Accademia Cosentina, in un suo saggio storico sulle “Terme Luigiane”, seppure con alcune inesattezze nella seconda parte, nel 1968 scriveva: «Bisogna giungere al secondo XI per trovare, in un contrato di donazione della vedova di Roberto il Guiscardo all’Abate di Montecassino, Desiderio, menzionata Acqua Fetida come confine del Cetrarese. Guardia era un tempo frazione di Cetraro; ed il dottor Leopoldo Pagano esattamente ne induce che con quella qualifica venivano indicate le acque sulfuree, per il loro odore di uova marce».

 

A partire, probabilmente, dall’inizio del Trecento, una parte del territorio cetrarese, compreso tra il fiume Bagni e il torrente Acqua Fetida, cessava di far parte della giurisdizione cassinese. Detto territorio, forse incamerato dalla Curia regia per ragioni non note, era stato donato al nobile Rao de Guardia, regio protontino della città di Bari. Rao, signore del casale di Pantano, con un atto notarile, stipulato in Cetraro e conservato nell’archivio di Montecassino, il 10 settembre 1327, diede a Corrado de Leiozzo (sic ma “de le Iozzo) una pezza di terra del suo territorio di Pantano, in località Piano di Iannaci, con l’obbligo della decima di olio e di vino” (Leccisotti-Avagliano, I regesti dell’archivio, vol. IX). Si precisa che gli autori Leccisotti-Avagliano non hanno decifrato bene la scrittura del documento perché hanno letto “Da Guardia” invece di “De Guardia” e “protonotario” invece di “protontino”.

 

In merito a Rao, a partire dal 2007, nelle tre edizioni del saggio Spigolando su Guardia Fuscaldo e Paola” precisavo: «Su numerosi documenti, da oltre un ventennio, abbiamo avuto modo di leggere questo nome in diverse versioni: Rao de Guardia, Raho de Guardia, Rahoni de Guardia militi regio prothontino bar, quondam domini Ragonis».

 

Sulle pergamene di Puglia non abbiamo mai trovato Rao da Guardia (vedi vari volumi del Codice diplomatico Barese). A nostro parere, “de Guardia” non può essere considerato il paese d’origine di Rao. Trascriviamo le notizie essenziali su Rao, Signore del casale del Pantano: «Rao de Guardia, regio protontino di Bari, ossia prefetto diporto e non protonotario, sposo di una certa Giovanna proprietaria di alcuni orti, abitava nella suddetta città, nei pressi della chiesa di S. Lucia». (P. Cordasco, Codice diplomatico pugliese. Le pergamene di Bari)

 

Gli ultimi tre feudatari del feudo del Pantano, prima che passasse agli Spinelli, furono: Pietro de Castello di Cetraro e i suoi discendenti Benedetto (1469) e Polissena (vivente ancora nel 1510).

 

Pertanto, nel Quattrocento, il territorio di Cetraro, di fatto era diviso in due parti, il feudo della terra di Cetraro (cassinese) e il feudo detto volgarmente del Pantano (di giurisdizione regia). Detto feudo senza vassalli, ossia disabitato, “sito e posto in detta terra di Cetraro, nel 1469 veniva assegnato, previo il pagamento del “relevio”, a Benedetto de Castello, figlio ed erede di Pietro.

 

Un accademico ritiene che il territorio di Acquappesa non rientri nell’atto di donazione di Sichelgaita. Probabilmente, non ha letto il documento esibito e tradotto dal suo amico dottor Franco Samà: «…il fu notario Pietro (de Castello) di recente tenne e possedette in feudo dalla regia curia un feudo senza vassalli, sito e posto in detta terra di Cetraro, volgarmente detto il feudo di Pantano, vicino al feudo (cassinese) di detta terra di Cetraro, vicino al tenimento del castro di Guardia, diviso dal fiume Bianco (oggi Bagni)…».

 

La Regia Curia, munita di tute le informazioni documentarie, riconosceva che il feudo del Pantano era “collocato e posto in detta terra di Cetraro”. Basta da solo questo elemento per dire che avevo ragione quando, con riferimento alla conferma della donazione del 1090, sostenevo che il confine sud del luogo detto Cetraro andava identificato nel fiume Bagni e non nel torrente anche’esso detto “Acqua fetida o Putrida” per la natura sulfurea del suo limo.

 

Si rileva inoltre che il castro di Guardia, nel 1469, aveva il suo confine settentrionale nel fiume Bianco, ora fiume Bagni. Guardia, già all’inizio della dominazione angioina, se non prima, costituiva un feudo a se stante, con un suo territorio e un suo Signore, il barone o milite Tisilgardum (Trisilgardo, Tarsigardo, Tarsigardo), marito di Bella, sorella di Federico di tarsia. Tisilgardo era un signore ben distinto dai De Poggio, signori di Fuscaldo.

 

Non si conoscono i motivi che causarono, da parte di Montecassino, la perdita di detto territorio. Tuttavia, va precisato che la sacra Abbazia, nel 1367, continuava a possedere, a sud del citato torrente, tenimento di Iannace, un vastissimo territorio arbitrariamente occupato da lavorante cetraresi durante la rivolta contro il potere abbaziale. Per rivendicare il suo territorio Montecassino non aveva esitato a lanciare la scomunica contro gli occupanti dei suoi terreni e a inviare a Cetra Teodenuccio da Fabriano per ristabilire l’ordine.

 

Anche questo elemento prova che, al tempo della donazione di Sichelgaita (1086) e della conferma di detta donazione (1090), il torrente “Acqua Fetida” non rappresentava il confine Sud di Cetraro. Non si hanno elementi per dire che successivamente fu il Re o Rao o De Leiozzo a donare all’abbazia cassinese il tenimento Iannace, posto a Sud dell’attuale torrente Acqua Fetida. Il feudo del Pantano, passò agli Spinelli attorno al 1518, ossia dopo la morte di Polissena de Castello di Cetraro, avvenuta dopo il 1510. Dal testamento della cetrarese Polissena de Castello, fatto in data 17 aprile 1510, risulta che la nobil donna, nel disporre della sua ultima volontà ricordava di aver dato il suo assenso al prete Roberto de Padula come amministratore del “pheudi p.nis”, ossia il feudo del Pantano.

 

I cetraresi, già a servizio dei De Castello, dopo la morte di Polissena, non volevano più lasciare le terre che avevano lavorato per secoli. Nel 1518, Giovanni Battista Spinelli avviava la pratica o meglio iniziava un processo per ottenere il possesso del feudo della “Pantana”, già territorio di Cetraro e di cetraresi. Proprio in detto anno, Giovanni Battista Spinelli, trovandosi in Spagna, aveva sollecitato i sovrani affinché gli rilasciassero l’attestato di un privilegio del 1505, riguardante il feudo del Pantano, e un decreto regio e ciò allo scopo di liberare dagli usurpatori i territori del feudo Pantano, nonché della baronia di Fuscaldo e terra di Paola. Nel mio saggio Spigolando su Guardia Fuscaldo e Paola, ho sollevato i miei dubbi sulla regolarità dei privilegi del 1505 (concesso al tempo in cui lo Spinelli si trovava in Spagna) e del 1518.

 

Da una recente sentenza del 1959, appare in modo inequivocabile che gli abitanti di Guardia ebbero in “usufrutto ed in proprietà il feudo Pantana” dal marchese Spinelli, feudatario di Fuscaldo, a partire dal 1523 e non prima, come risulta dagli “atti 28 novembre 1523 per notar Giovanni D’Ippolito di Paola e 23 agosto 1533 per notar Desideris”.

 

Il passaggio del territorio del pantano dai cetraresi agli abitanti di Guardia, alla fine del 1523, non deve essere avvenuto in modo pacifico o incruento se di esso, nella tradizione locale, ancora nel 1864, rimaneva il ricordo, fino al punto da esser e confuso con il grande eccidio del 1561. Si hanno elementi per credere che si siano avuti contrasti abbastanza forti e fatti forse di una certa gravità tra i vecchi lavoranti e i nuovi coltivatori autorizzati dallo Spinelli. La perdita di terre, su cui i cetraresi avevano lavorato per secoli, creò probabilmente un certo risentimento nei cetraresi, anche perché ciò comportò la rinuncia ad una loro chiesa, la chiesa di S. Giovanni della Pantana, che distinguevano da S. Giovanni del Canneto.

 

Nontutti i cetraresi lasciarono il territorio del Pantano e una arte di essi si trasferì a Guardia, aderendo successivamente alla nuova fede riformata dei valdesi. Nell’elenco dei giustiziati del 1561 figurano anche persone con cognomi cetraresi: Lanza,Palumbo, Pica, Silvestro. In un docuemtno coevo si parla di un certo Onorato.

 

Dopo la prima mutilazione, di cui si è parlato, Cetaro, nel corso del Cinquecento, subì varie usurpazioni perpetrare dal barone di Fagnano, dagli uomini di Bonifati (spinti dal principe di Bisignano e dal marchese Spinelli. In un aperizia giurata del 20 settembre 1574, elaborata dall’addetto all’erario, Tiberio del Trono, c’è la descrizione dettagliata dei confini di Cetaro e inoltre: «da S.ta Maria de la Scosa, et sale per lo fiume di la scala di S.to Tommaso insino al fiume de Vangieli, et da esso fime al fiume della Torva et da esso fiume all’Acqua della Nocella, et dalla crista di Monte come acqua pende verso il Cetraro et da ditta acqua et crista esce all’acqua del Cerro d’esco ete da ditta acqua alle Bocche de Ricco (Urrico) et serra all’aere (aria) della Rosa del vento e da detta aera sino alla crocevia della Contess, et dalla Contesa alla Serra de Guarnieri (Guarrati), et esce alla Timpa di Mazincollo, calvarina, et crista crista verso mano manca acqua perdnete, includendo il laco di li Jungi, il calo del Ponte, il laco di Asturi, il laco de la Canna, ed esce al monte di Postali (Pastioli) allo Vallone dillo Zagliaronzo (Zagarogno?), alla Timpa da spieri, al varco ed acqua del Morumia et va serra serra all’Aera (Aria) dillo Milo et serra serra ala timpa delo Vellana (?) et crista crista all’Aera delli Spartosi calano a basso al varco dillo fico, et vallone vallone all’aera di S. Giorgio, et da detto Borgo all’Acqua a basso insino ad acqua putrida (seu fetida) et lito lito del Mare insino a S. Maria della Scosa (Iurium, t. II, f 329)».

 

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Penso che nessuno possa smentire il fatto che sia stato il primo a parlare del Casale e Pagliare e dei sessanta famigli (lavoratori) cetraresi che qui, attorno al 1680, si stabilirono. Riportavo i cognomi degli abitanti del nuovo casale (Picarella, Maritato, Bianco, Roberto, Di Pasca, Aieta (Aita?), Di Parsia, Ravezzo ed altri) e indicavo la causa dell’allontanamento dal nostro paese nei “molti aggravii ricevuti nella loro detta patria del Cetraro” dai Comandanti dipendenti dalla principessa di Scalea e da Montecassino. Aggiungevo, inoltre, che alcuni dei lavoranti s’erano stabiliti nel nuovo Casale perché costretti dal fatto che “la terra del Cetraro”, essendo molto popolata di gente di fatica, non consentiva di lavorare “con maggiore lucro”.

 

Parimenti, ho riprodotto per primo alcune cartine topografiche conservate nell’Archivio di Montecassino. Ricordo queste cose perché qualcuno ha attribuito ad altri la riproduzione delle dette cartine riportate nei miei libri.

 

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 Documento su Acquappesa – 13 dicembre 1725

 

Noi sottoscritti Sindaco ed Eletti e Cancelliero di questa terra del Cetraro per obbedire agli ordini del Sign. V. Achille Regio capo di Rota della Regia Udienza di Cosenza faremo piena ed indubitata fede con giuramento e sotto pena di falso, come per questo sapemo e ne semo informati tra lo spazio di anni 40 in circa successivamente in diverse volte si ne sono fuggite da detta terra molte famiglie e fuochi naturali di questa predetta terra del Cetraro al fine di non contribuire alli pubblici pei ed imposizioni fiscali di detta terra come solevano ed erano obbligati e si sono portati a fare domicilio nel territorio della Guardia dove al presente abbitano con avere eretto e fabbricato un nuovo casal e in detto territorio nominato il Casale d’Acqua appesa, quali fuochi al presente contribuiscono alli pesi universali dell’Università della detta terra della Guardia e sono gli infrascritti:

 

Antonio Picarella rana                                                               Giosep.e Orlando

 

Fran.co Picarella Scovera                                                         Carlo di Capua

 

Salv.e Guaglianone pasticchio                                                   H.de di Giosep.e pipi

 

Sebast.no Guaglianone pasticchio                                             Salv.e di Bianca

 

Giacomo di Parsia                                                                    Sabato di Capa

 

Sabato Guaglianone                                                                 Gioseppe Martolotta

 

Bernardo d’Angilica                                                                   Carlo Scorzo

 

Domenico di Capua                                                                   Antonio Ferraro

 

Matteo Tripicchio pollastrella                                                     Giacomo d’Aita

 

Salvatore Maritato                                                                    Filici Picarella

 

Dome.co Pigniataro                                                                  Gennaro di Parsia

 

Sebas.no Maritato                                                                    Bened.o Pipi sdegno

 

Bendetto di Visca                                                                     Benedetto Carrozzino

 

Angelo Maritato                                                                        Benedetto La ritunna

 

Biasi Martolotta Cataromma                                                      Domenico di Bianca gullo

 

Fran.co di Visca                                                                       Antonio d’Aita

 

Nicola Martolotta                                                                      Pietro di bianca

 

Filici Tripicchio                                                                          Daniele di Parsia

 

Benedetto Occhiuzzo di Michele                                                Salvo di bianca

 

Daniele di parsia                                                                      Giosep.e Spagniolo

 

Gioseppe Venetia

 

Salv.e picarella

 

Ant.o Picarella di Salv.e

 

Giovanna Occhiuzzo di Michele                                                 Giuseppe Bianca Lauricella

 

Antonio Caraglio                                                                      Salvo di Rosa

 

Giove.e Frasetto                                                                      Natali di Bianca

 

Tommaso Iozzi                                                                         Daniela di Rosa

 

Gioseppe di Visca                                                                    Cinzio di Rosa

 

Antonio Frasetto                                                                       Daniela Scorzo

 

Gaitano di Giannullo                                                                  Paulo Scorzo

 

Giovanna Mangino                                                                    Tomaso Bianca diminicone

 

Francesco Iozzi                                                                        Tomaso Bianca sobilla

 

Fran.co Mangino                                                                       Benedetto Scavella

 

Filippo d’Aita                                                                             Salvatore Vecchio

 

Paulo Maritato                                                                          Gaitano di Vattimo

 

Andrea Picarella di Fran.co                                                        Bened.o Spaccarotella

 

Gioseppe d’Occhiuzzo                                                               Maurizio di Vattimo

 

Gioacchino d’Arena                                                                   Filippo Russo

 

Cinzio Cosentino                                                                       Sebastiano Russo

 

Giacomo Conca                                                                        Tomaso Pascale

 

Carmino Mancino                                                                      Sebastiano di Capua

 

Gioseppe di Iacono                                                                   Fran.co di Pasca

 

Bened.o Roperto ragoni                                                            Giovanna Pascali

 

Giove.e Pipi                                                                              Antonio Scorzo grillaro

 

Antonio Granco                                                                         Giovanna di Bianca strazzone

 

Diego Picarella                                                                          Dome.co fraschetto

 

Fran.co d’Angilica                                                                      Il figlio di nostra donna

 

Nicola Cernivento                                                                      Suoi fratelli accasati

 

Gioseppe Cicarello                                                                    Il figlio di nostra

 

Bernardino di Vattimo                                                                I suoi fratelli accasati

 

Salvatore Cernivento                                                                 Tomaso di Vattimo

 

Diego di Rosa                                                                           Tommaso d’aita

 

Santo Spagniolo                                                                        Francesco d’Aita

 

Sebastiano di Bianca Solillo                                                        Nicola gualano

 

Franc.co Lione                                                                          H.de di Diego La ritunna

 

Antonio gualano                                                                         Giuseppe d’Angilica glionghi

 

Benedetto Pigniataro                                                                 Daniela Occhiuzzo inghierri

 

Figlio di Francesco Scorzo d’Angilica

 

 

 

 

 

Blasi Caraglio                                                                            Cesare Pipi

 

Gioseppe Crivello e i suoi figli accasati                                        Nicola Pipi

 

Domizio d’Aida                                                                           Gennaro Occhizzo ghira

 

Antonio Pipi e i suoi figli accasati                                                 Filici Antonuccio

 

 

 

Quali fuochi sono tutti dipendenti e naturali di questa terra del Cetraro e parte sono figli discendenti pure da fuochi di detta terra e padri dai quali si portarono ad abbitare in detto casale ed in fede della verità ne abbiamo la presente sottoscritta con le nostre proprie mani e suggellata col solito universale suggello Cetraro 13 dicembre 1725

 

Io Tommaso Pignataro

 

Io Francesco Ioselli eletto

 

Io Gio Giacomo Giordano