Donne l'impegno per la vita

Giornata Internazionale della Donna - 8 marzo 2018

La Giornata Internazionale della Donna non può essere sottovalutata, ma non è una festa. E’ importante che sia una giornata in cui le donne si ritrovano per parlare di sé ed è davvero difficile perché la nostra esistenza è sempre in funzione di altri, genitori, famiglia, figli. Quindi, i nostri discorsi personali acquisiscono senso, secondo colei che parla, solo in quanto si fa riferimento alle persone importanti per la propria vita come se l’essere persona non sia già di per sé un motivo valido e autosufficiente. Ma, anziché essere un limite, questa particolarità dimostra come la donna comprenda di essere persona in quanto capace di relazionarsi con gli altri e non una monade isolata, egoisticamente concentrata su se stessa. Solidarietà, empatia, rispetto delle diversità sono valori vissuti nel quotidiano, faticosamente e nonostante i tanti ostacoli.

 

 

Come coordinatrice del volontariato della Parrocchia Santa Maria del Rifugio ho proposto due tipi di attività per la giornata di quest’anno. La mattina visita alle donne malate o impossibilitate ad uscire, alle quali abbiamo portato un dolce tipico delle nostre zone nel periodo pasquale con un biglietto d’auguri nel quale era impressa la frase di Madre Teresa di Calcutta «Su questa terra non possiamo fare grandi cose, ma solo piccole cose con grande amore», a testimoniare la nostra solidarietà e quella della parrocchia. Per questo il parroco don Giacomo Minervino ha benedetto i taralli pasquali prima delle visite. Siamo così entrate (eravamo tutte volontarie donne!) nelle case con lo spirito di portare speranza e un sorriso. La mattinata è trascorsa così nell’incontro con donne dalle quali abbiamo raccolto l’invito a tornare, una lacrima di commozione, un’accoglienza che ha fugato gli ultimi dubbi residuali affidandoci alla bellezza dello sguardo, anche se sofferente.

Il pomeriggio abbiamo organizzato un centro d’ascolto sul tema “Donne, l’impegno per la vita. Riflessioni e testimonianze” al quale hanno partecipato Maria Brunella Stancato, presidente regionale Senior Italia Calabria e Concetta Grosso, presidente provinciale Cif Cosenza (Centro internazionale femminile) di orientamento cattolico. Entrambe hanno riportato la loro esperienza di tutela della vita e di promozione di una cultura a difesa dei diritti. In particolare, M. Brunella Stancato ha riportato l’esperienza che fanno i centri di aggregazione anziani in collaborazione con le scuole e nella prevenzione della pace con il progetto “Sul filo della cultura per non perdere la memoria”, e Concetta Grosso l’impegno del Cif nella sensibilizzazione contro stereotipi e sessismo per la prevenzione della violenza di genere che ha trovato uno strumento fondamentale nello sportello antiviolenza dell’associazione “Ginestra” di Diamante.

Nel mio intervento ho spiegato il senso della giornata per la nostra comunità, alle cui iniziative hanno partecipato oltre ai volontari anche gli altri gruppi parrocchiali, inserendo una riflessione offerta dai documenti della dottrina sociale della Chiesa, Evangelium Vitae (1995), Compendio della Dottrina sociale della Chiesa (2004), Lettera alle donne di Papa Giovanni Paolo II (1995). Documenti che invitano alla speranza e offrono una prospettiva di impegno che si coniuga con quello più laico. Penso di aver evidenziato gli aspetti che fanno del “nuovo femminismo”, auspicato da Papa Giovanni Paolo II, un orientamento che trova, infatti, nel femminismo laico diversi punti in comune. Le rivendicazioni dello sciopero di ieri contro la violenza e per il rispetto dei diritti delle donne che ha toccato ben 70 paesi del mondo si integrano, infatti, a quanto espresso dai documenti ecclesiali. Penso che quanto espresso da una prospettiva di antropologia cristiana trovi concretezza nell’agire contro la violenza dei movimenti femministi e nella richiesta di attuazione della carta costituzionale. Oltretutto, la vicinanza delle prospettive è confermata anche da Papa Francesco che proprio qualche giorno fa ha detto: «Quello che mi preoccupa è la persistenza di una certa mentalità maschilista (machista), anche nelle società più avanzate, nelle quali si consumano atti di violenza contro le donne, vittime di maltrattamenti, di tratta e lucro, così come ridotte a oggetti in alcune pubblicità o nell'industria dell'intrattenimento» [1].

Considerando la complementarietà tra uomo e donna, il “nuovo femminismo” si esprime nel valorizzare il “propriamente” femminile, ovvero quelle caratteristiche che fanno emergere come la “cultura” al femminile non possa omologarsi al maschile che si è espresso in forme predominanti di potere, nella tecnica, nel consumismo, nell’edonismo. Un femminismo che richiama alla responsabilità su temi etici e questioni vitali come l’aborto, la richiesta di nuove tecniche di generazione umana,l’imposizione di politiche di controllo demografico. Temi cogenti che interpellano ciascuna di noi anche in scelte collettive, non solo personali.

Da questo punto di vista non possono trovare giustificazione l’accoglienza di sottoculture di tipo mafioso, né la prostituzione.

La donna dunque protagonista di una sfida culturale che è anche sociale e quindi politica, ma solo se non si omologa al maschile che finora in modo predominante e violento ha prodotto questo tipo di società. Forse la Chiesa ancora non parla un linguaggio al femminile, ma sta cercando nuovi percorsi. Lo dimostrano le specificità rispetto, per esempio, al messaggio alle donne post conciliare (dicembre 1965) di Paolo VI che pure presentava aperture ad un riconoscimento socio-culturale profetico rispetto ai tempi.

Per concludere ho richiamato alla mente quanto diceva Edith Stein (Santa Teresa Benedetta della Croce) che sottolineava come l’obiettivo delle donne non dovrebbe essere quello di diventare come gli uomini, ma di vivere in armonia con la loro natura e realizzare la propria chiamata. Abbatterne gli ostacoli e le difficoltà insormontabili che ancora la donna deve affrontare anche per tutelare la propria vita, dipende anche dalle scelte che responsabilmente è chiamata a prendere per accendere quella speranza che ogni cristiano è chiamato ad alimentare.

Il dibattito con il pubblico ha evidenziato l’esigenza del confronto, anche se l’argomentazione si è spostata dal me/donna e noi/donne a quello sui giovani e la loro educazione/formazione, il ruolo delle famiglie e della scuola. Uno spostamento che dimostra la prolusione a questa sintesi, la maturità relazionale ed emotiva delle donne che hanno portato il proprio contributo all’incontro.

 

Francesca Rennis

 

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Documenti utilizzati nella mia relazione:

 

Lettera alle donne di Papa Giovanni Paolo II (giugno 1995):

7. La donna è il complemento dell'uomo, come l'uomo è il complemento della donna: donna e uomo sono tra loro complementari. La femminilità realizza l'« umano » quanto la mascolinità, ma con una modulazione diversa e complementare.

8. Nella loro reciprocità sponsale e feconda, nel loro comune compito di dominare e assoggettare la terra, la donna e l'uomo non riflettono un'uguaglianza statica e omologante, ma nemmeno una differenza abissale e inesorabilmente conflittuale: il loro rapporto più naturale, rispondente al disegno di Dio, è l'«unità dei due», ossia una «unidualità» relazionale, che consente a ciascuno di sentire il rapporto interpersonale e reciproco come un dono arricchente e responsabilizzante.

 

 

 

 

Evangelium vitae, n. 99 (marzo 1995):

Nella svolta culturale a favore della vita le donne hanno uno spazio di pensiero e di azione singolare e forse determinante: tocca a loro di farsi promotrici di un «nuovo femminismo» che, senza cadere nella tentazione di rincorrere modelli «maschilisti», sappia riconoscere ed esprimere il vero genio femminile in tutte le manifestazioni della convivenza civile, operando per il superamento di ogni forma di discriminazione, di violenza e di sfruttamento. … La donna percepisce e insegna che le relazioni umane sono autentiche se si aprono all'accoglienza dell'altra persona, riconosciuta e amata per la dignità che le deriva dal fatto di essere persona e non da altri fattori, quali l'utilità, la forza, l'intelligenza, la bellezza, la salute. Questo è il contributo fondamentale che la Chiesa e l'umanità si attendono dalle donne. Ed è la premessa insostituibile per un'autentica svolta culturale.

 

Compendio della Dottrina sociale della Chiesa (2004)

147 La donna è il complemento dell'uomo, come l'uomo è il complemento della donna:donna e uomo si completano a vicenda, non solo dal punto di vista fisico e psichico, ma anche ontologico. È soltanto grazie alla dualità del « maschile » e del « femminile » che l'« umano » si realizza appieno. È « l'unità dei due »,288 ossia una « unidualità » relazionale, che consente a ciascuno di sentire il rapporto interpersonale e reciproco come un dono che è al tempo stesso una missione: « A questa “unità dei due” è affidata da Dio non soltanto l'opera della procreazione e la vita della famiglia, ma la costruzione stessa della storia ».289 « La donna è “aiuto” per l'uomo, come l'uomo è “aiuto” per la donna! »: 290 nel loro incontro si realizza una concezione unitaria della persona umana, basata non sulla logica dell'egocentrismo e dell'autoaffermazione, ma su quella dell'amore e della solidarietà.

 

 


[1] https://www.avvenire.it/papa/pagine/papa-francesco-mi-preoccupa-una-certa-mentalita-maschilista-contro-le-donne