Ma Calabre, ardente soif. I versi di Nesi

Il segreto di Armando Nesi, essere saldamente ancorato alla propria terra tanto che il viaggio diventa per lui desiderio del ritorno. L’andare è come cogliere il momento che passa, farsi cullare da un tragitto che porta in un altrove sempre diverso mentre il cuore è fermo a Fuscaldo, proprio come il pendolo di Focault nel Conservatoire National des Art et Métiers. L’andare è un viaggio tra la gente alla ricerca di Dio, immerso in una religiosità radicata nella memoria alla quale no può sfuggire. E’ inseguire l’attesa del ritorno, quella delle mogli dei pescatori da un mare avaro. Oppure cogliere l’utopia dell’emigrato o incedere verso traguardi di libertà che si schiudono in anguste prigioni o il sogno di una vita eterna. E in questo muoversi dalla cadenza oscillante il cerchio si chiude con il ritorno fisico nella consapevolezza dei limiti scavati dalla storia nel proprio codice genetico fino a partorire «dinanzi al sole l’infelicità di noi stessi».

L’errante è la metafora che sintetizza questo percorso nella parola e nel verso della raccolta “Ma Calabre, ardente soif” ovvero “Calabria mia, sete ardente” in un gioco continuo tra libertà, libera attesa del vento, che porta dove vuole, e confini dell’anima. Un viaggio cadenzato da eventi di dolore, quasi traguardi dove il respiro diventa più affannoso, che segnano il passo della vita, dove l’arsura è la sensazione predominante. Ma se la propria cultura è il punto fermo, leva di Archimede dell’esistenza, il domani è ignoto e il cammino rimane pervaso da un continuo e vago senso di smarrimento.

Non c’è nessun Dedalo che tenta di uscire dal labirinto degli eventi, piuttosto la meraviglia dell’incontro con le proprie sensazioni di fronte all’emergenza del diverso. La raccolta di poesie pubblicate in Francia nella doppia versione italo-francese celebra una calabresità che sa raccontarsi in sentimenti comprensibili da altri linguaggi. Anzi la resa in francese restituisce una sonorità inedita per cui il senso dell’andare si giustifica anche linguisticamente. Il dialetto rimane nel cuore, inespresso, ma compare nelle emozioni e nei valori espressi nella lingua, anche in quella tradotta.

Una scelta editoriale di Madeleine Lenoble, pittrice e poetessa, che spiega nell’introduzione l’amore del giornalista verso la sua terra. «In questa Italia del Sud, calorosa e crudele, la natura ha segnato così forte gli uomini e le donne che sarebbe impossibile associarla alla loro storia. Questo posto, dove la sabbia ed il mare sembrano uniti da uno strano destino, ha visto partire un gran numero di figli suoi. Armando Nesi ha scelto di rimanere a Fuscaldo ma la sua professione di giornalista ne ha fatto un viaggiatore che ritorna al proprio porto con le sue valigie cariche di ricordi e di pezzi di vita di fratelli e sorelle emigrati nelle terre lontane del Brasile e dell’Argentina».

 

Francesca Rennis