Fallout. Dannati e redenti nell'era dell'antropocene

Il dramma di Salvatore Brusca sulla crisi ambientale e climatica

La nostra realtà contemporanea ben si presta alla forma del dramma. Lo dimostra anche “Fallout. Dannati e redenti nell’era dell’antropocene” (Santelli Ed.), l’ultimo testo scritto da Salvatore Brusca. Una tale forma espressiva sembra la più idonea non solo per le modalità di interconnessione scenica e per l’intreccio narrativo, in cui il linguaggio assume una forma dialogica spontanea e scorrevole, quanto per la necessità di richiamare ad un’azione sollecita di salvaguardia e tutela dell’umanità. Che il testo drammatico rimandi ad una sua rappresentazione scenica comporta comunque uno sforzo ulteriore rispetto alla letteratura, una riflessione metacognitiva rivolta a scelte strategiche che devono essere messe in atto. L’azione è, dunque, prioritaria. In “Fallout” si incrociano azione drammatica e azione etica. Sembra che l’una senza l’altra non possano vivere. Anima del dramma è perciò il linguaggio riflessivo, filosofico che si nutre di aspettative comportamentali proprie dell’umano. E allora affiorano domande cruciali, che non possiamo più rimandare o eludere. I tempi sembrano maturi per una qualche forma di consapevolezza collettiva sul futuro della Terra. E così, per un caso fortuito – ma nulla nasce mai veramente per caso – il libro di Salvatore Brusca esce alle stampe proprio il giorno della manifestazione per il clima voluta dalla giovane Greta Thumberg il 15 marzo. Un momento di grande coinvolgimento pubblico. Il riscaldamento della crosta terrestre è un tema ormai improrogabile nelle agende politiche degli Stati, dell’Europa e dell’Onu. E sono anche i giorni in cui si ricorda la tragica fine della giornalista Rai Ilaria Alpi e dell’operatore tv Miran Hrovatin, assassinati il 20 marzo del 1994 a Mogadiscio per un’inchiesta su rifiuti tossici e traffici di armi. Situazioni che hanno portato gli scienziati di tutto il mondo a ribadire la criticità del momento in diverse iniziative.

Questo il contesto, già di per sé drammatico, in cui si sviluppa una storia che comunque esce dalla penna dell’Autore come può essere solo in una narrazione personale, di ricerca nello stesso tempo pacata e ostinata tra le dinamiche di potere che condizionano le azioni umane, lo stesso futuro sostenibile. Un percorso tracciato nei due testi precedenti a quest’ultimo, “Liberi e reclusi” e “Gli angeli della rivoluzione. Storia ottocentesca di un tradimento”.

 

Anche in quest’ultimo dramma le vicende si snodano tra disincanto e angosce ancestrali, paure del fallimento umano e obiettivi futuri. Ciò che balza agli occhi è una dirompente tensione etica, che non abbandona mai i personaggi né la scena. Si, protagonista indiscusso sembra proprio essere questa tensione etica che paradossalmente si ripresenta in ambiente postmoderno contro derive oscurantiste e nichiliste. Contro il dominio della tecnica. Di fronte alla morte e alla malattia causata dalla stessa azione umana bisogna prendere necessariamente posizione. Il richiamo alla responsabilità è anche un appello alla vita, l’ultimo che ci rimane prima che tutte le possibilità di recupero vengano meno. Ma per fare questo occorre una maggiore consapevolezza delle dinamiche di potere, delle strategie economiche dettate dal liberismo e dal consumismo, dei trabocchetti di un’informazione strumentale atta a carpire il consenso sociale. I temi trattati sono tanti, s’intersecano inevitabilmente per mantenere viva la richiesta di senso necessaria a comprendere il nostro tempo e che, come scrisse Edgar Morin, può essere generato solo da una “testa ben fatta”. 

Ne parleremo domani, sabato 13 aprile, a Paola presso la libreria Uberti a partire dalle 18:30 con l'Autore, Salvatore Brusca, docente di Filosofia e Storia presso il Liceo di Paola, Eliodoro Loffreda, docente di Filosofia e Storia presso il Liceo Telesio di Cosenza, Letizia Anastasio, docente di Scienze naturali presso il Liceo di Paola, Ester Portodibasso, scrittrice e docente di Lingua e Letteratura inglese presso il Liceo di Cetraro, e con gli studenti del Liceo di Paola, Enrico Gaetano, Giuseppe Cozza e Angelo Adduci.

 

 

Francesca Rennis

Dalla Quarta di Copertina:

 

 

Ci sarà un futuro per la specie umana sul pianeta Terra? 
Nell’Antropocene, termine utilizzato da P.J. Crutzen, premio Nobel per la chimica, le condizioni ambientali che rendono possibile la vita sono minacciate dall’azione dell’uomo. Sotto i nostri occhi si sta consumando ormai da alcuni decenni una lotta drammatica tra una parte di umanità più consapevole e un’altra parte, invece, insensibile a qualsiasi appello alla responsabilità. Fallout è un dramma incentrato su questo evento epocale, e ci consegna un quadro lucidissimo delle dinamiche che compongono tale scenario apocalittico, ponendo soprattutto l’accento sulla società dello spettacolo, il consumismo, l’economia di mercato, la minaccia atomica e l’inquinamento ambientale.