Alla Biennale di Venezia i dipinti di Pino Chimenti

Duecento artisti, unico cosentino. In esposizione alla Biennale di Venezia i dipinti di Pino Chimenti si possono ammirare presso il Padiglione Italia, arsenale di Venezia. Per quanto il progetto ideato da Vittorio Sgarbi sia stato ripetutamente criticato per il modo in cui sono state accalcate le opere, l’opera di Chimenti crea un distinguo riuscendo a raccogliere su di sé l’attenzione che merita.

 

A presentare il lavoro svolto dall’artista originario di Spezzano Albanese, Gillo Dorfles dall’alto dei suoi 101 anni spesi da fondatore del Mac (Movimento Arte Concreta) con Munari, Soldati e Monnet, a docente di estetica presso le Università di Trieste e di Milano. Il critico segue e conosce l’opera di Chimenti da quasi un trentennio, durante il quale sono stati raccolti successi di critica e pubblico dalle numerose mostre e collettive anche oltreoceano. L’epifania del suo mondo, dei suoi mondi, in tratti che sembrano ripetersi per colmare un ritmo, quello dettato dal sogno, dal mito, dall’esasperazione di significanti e significati che mai banalmente s’intrecciano in un tale discorso creativo. Chimenti è figlio di questo tempo in cui alla verità unica si sovrappone una frammentazione d’idiomi e valori. Il racconto, costruito come in un puzzle in cui - come esplicita Dorfles – entrano “in gioco fattori disparati ora ironici e giocosi, ora magici e mitici ma sempre subordinati alla loro valenza pittorica". Il disordine nei suoi acrilici, tecnica che predilige, è solo apparente. La percezione dei particolari giunge sulla tela in un contesto in cui il significato originario si trasforma prendendo nuova vita. Di lui è stato affermata infatti la capacità di recuperare il discorso mitologico, esoterico, simbolico in modo da decifrare una lettura del contemporaneo anticipandone una visione futura. Trabocca d’indicibile il suo percorso tracciato lungo i cicli Fabule mitopoietiche (primo periodo), Entelechie immaginifiche (secondo periodo), Cartigli ermetici (terzo periodo), Figurazioni simbiotiche in conflitto (periodo attuale). Una lente d’ingrandimento deformante per lanciare una sferrante critica alla leggerezza con cui procede la cronaca, la quotidianità, l’indifferenza umana. Con Chimenti potremo chiederci: “Dov’è oggi l’umanità, sconfitta da profitto e tecnica?” Con lui potremmo rispondere in modo sarcastico che forse siamo davvero diventati dei “simbionti immaginifici vagamente industriosi”, automi senza anima. Sul suo sito, corredato da una interessante bibliografia, si può ripercorrere il percorso artistico che lo ha portato, passo dopo passo, sulla scena europea internazionale.

 

 

Francesca Rennis