LA NARRATIVA RESISTENZIALE: UNA PROPOSTA DIDATTICA

Lettura di Una questione privata di Beppe Fenoglio


Nel corso del 2015, in coincidenza con il cinquantennale della Resistenza, sono stati pubblicati alcuni libri, diversi per genere, stile e dimensioni, su quell’evento storico capitale, che ha consentito il ritorno alla libertà e la nascita della Repubblica italiana su basi democratiche. Mi riferisco, in particolare, al volumetto di Claudio Pavone, La mia Resistenza. Memorie di una giovinezza  (Roma, Donzelli, 2015), al saggio di Giovanni De Luna, La Resistenza perfetta (Milano, Feltrinelli, 2015) e alla riedizione del quasi-diario resistenziale  di Pietro Chiodi, maestro di Fenoglio, Banditi (Torino, Einaudi, 2015).

   Ci sembra utile perciò, sia in relazione alla ricorrenza specifica sia per una più ampia motivazione didattica, proporre un esempio di lettura di un testo narrativo,  validato sul ‘campo’ e incentrato sul romanzo breve di Beppe Fenoglio, Una questione privata[1].

 Qualche domanda preliminare, per una ricerca di senso: perché leggere Una questione privata? In quale classe del liceo? Quando? Come?

  Parto dalla classe, o meglio, dalle classi destinatarie: penso, in via privilegiata, alla quarta liceo (per una prima lettura e un primo livello di analisi); e alla quinta liceo, per una rilettura più consapevole e un’esegesi più attenta ai valori complessivi del testo, in prospettiva storica, culturale e tematica.

   Sulla collocazione temporale specifica nell’una e nell’altra classe è bene non essere troppo prescrittivi: io la colloco, in genere, dopo la trattazione dell’Orlando Furioso di Ariosto, in quarta; e alla fine del secondo quadrimestre, in quinta, tenendo conto anche del parallelo svolgimento del programma di Storia (v. Resistenza). Ma sono, ovviamente, possibili altre scelte ed altri approcci, sia in senso cronologico che operativo.

  Il vantaggio di tale proposta  è, in qualche modo, duplice: a) si anticipa la lettura di un importante testo del Novecento, senza particolare accumulo di lavoro in quinta liceo e senza il rischio, conseguente, che ‘trabocchi il sacco’ letterario; b) si può collegare uno stesso romanzo a due diverse porzioni di programma, con motivazioni didattiche e modalità di analisi ben definite e da esplicitare agli allievi.

   Su come leggere un testo letterario c’è soltanto l’imbarazzo della scelta di uno dei tanti collaudati (anche da parte degli alunni) strumenti e metodi di analisi specifica.

Il romanzo di Fenoglio può essere consapevolmente fruito attraverso la lettura domestica e un adeguato lavoro di analisi in classe, con particolare riguardo alle tematiche affrontate, alle categorie spazio-temporali, al sistema dei personaggi, al punto di vista, alle scelte stilistiche ed espressive, al contesto storico-culturale di riferimento, con o senza griglie ad hoc.

   Ma perché leggere Una questione privata, oggi?

   Parto dalle parole con cui Italo Calvino ha fornito, nel 1964 (v. prefazione alla 2^ edizione del suo romanzo I sentieri dei nidi di ragno[2]), forse la definizione più completa e sobria dell’opera postuma di Fenoglio, di cui si sta ragionando. Scrive Calvino:  

 

«Una questione privata … è costruito con la geometrica tensione d’un romanzo di follia amorosa e cavallereschi inseguimenti come l’Orlando Furioso, e nello stesso tempo c’è la Resistenza  proprio com’era, di dentro e di fuori, vera come mai era stata scritta, serbata per tanti anni limpidamente dalla memoria fedele, e con tutti i valori morali, tanto più forti quanto più impliciti, e la commozione, e la furia. Ed è un libro di paesaggi, ed è un libro di figure rapide e tutte vive, ed è un libro di parole precise e vere. Ed è un libro assurdo, misterioso, in cui ciò che si insegue, si insegue per inseguire altro, e quest’altro per inseguire altro ancora e non si arriva al vero perché».

 

  Ce n’è a sufficienza, credo, sia per motivare alla lettura di tale testo che per indagarne la sua complessità[3] tematica, simbolica, stilistica, secondo precise direttrici di marcia e di prospettiva critica.

  Sulla scorta di tale giudizio è possibile, per comodità e gradualità d’analisi, dare rilievo al tema dell’inchiesta o quête in quarta classe, insistendo sulla ‘questione privata’ di Milton, il partigiano che partecipa alla Resistenza per inseguire il fantasma di Fulvia, la donna amata, e di Giorgio, suo amico e presunto rivale in amore, senza approdare a nulla, se non alla perdita della  propria vita. 

   Egli brucia infatti, progressivamente, tutti gli oggetti del suo desiderio: la donna, che sopravvive soltanto nel ricordo di Milton ma di fatto è assente, lontana; Giorgio, l’amico bello e perfetto, forse amante di Fulvia, prigioniero dei fascisti e, perciò, inaccessibile al giovane badogliano, che dovrebbe incontrarlo per un chiarimento definitivo; il fascista prigioniero che si fa uccidere mentre cerca scampo in un’impossibile fuga, impedendo l’auspicato scambio con Giorgio Clerici; la stessa verità che giace al fondo, scopo finale della ricerca del protagonista e sua ‘amorosa spina’, fino al crollo dell’eroe solitario, braccato e colpito dai nemici nell’estrema sfida alla vita.

   Ariostescamente, Milton sta ad Orlando come Fulvia ad Angelica; oppure, virgilianamente, Milton sta ad Orfeo, come Fulvia ad Euridice. La fuga, in ogni caso, non porta da nessuna parte: è un movimento circolare, avvolgente, labirintico, che riconduce al punto di partenza ed è improduttivo come l’immobilità; oppure è una catabasi, una discesa agli Inferi, dove danzano le ombre e Plutone e Persefone non consentono alcuna anabasi a chi ha osato inoltrarsi laggiù per rincorrere l’amante dannata all’inesistenza.

  E ancora: Fulvia e Giorgio possono essere accostati ad Angelica e Medoro, mentre dispensano segni del loro amore presunto, di cui Milton-Orlando viene a conoscenza e delira, dopo un vano, impossibile tentativo di rimozione.

   E c’è, dice Calvino, nello stesso tempo la Resistenza, vera, con tutti i valori morali, con la commozione e la furia…  

  È la Resistenza, appunto, l’argomento da riprendere e approfondire in quinta classe, attraverso un lavoro di conserva tra il docente di Italiano e quello di Storia (ma anche con quello di Inglese e/o di Storia dell’Arte: penso ad alcune tele di R. Guttuso), per l’opportuna contestualizzazione storico-culturale e le necessarie, utili integrazioni reciproche.

   La vicenda resistenziale specifica è ambientata nel novembre del ‘44 ed ha, come teatro delle operazioni militari, il triangolo Alba-Canelli-S.Stefano Belbo, con i piccoli centri di Treiso e di Mango, nelle Langhe. Ha inoltre unità di tempo, di luogo e di azione, ed è concentrata in 4 giorni.

  Ma seguiamo Calvino. Qual è la Resistenza vera, con tutti i  valori morali, la commozione e la furia? 

   La  Resistenza è una questione pubblica che si intreccia con la questione privata di Milton.

A ben guardare, però, essa è  la somma di una serie di questioni individuali, protese alla ricerca della verità e della conoscenza. La Resistenza si configura inoltre, per Fenoglio (che sempre la definì così, anticipando di molto la tesi dello storico Claudio Pavone[4]), come ‘guerra civile’: una guerra in cui, però, non vengono pareggiati torti e ragioni e neppure annullate l’importanza delle motivazioni dell’agire individuale e la responsabilità che deriva da precise  scelte di campo.

   È la personale condotta dei singoli a determinare, infatti, effetti disastrosi, se non si sanno prevedere in anticipo le conseguenze e si agisce sconsideratamente. Di qui la necessità della serietà morale e del controllo delle pulsioni individuali, alla stregua di un imperativo kantiano.

    Milton, che pure è un ragionatore sottile, provoca con un atto avventato (lo sparo contro il prigioniero) la morte per fucilazione di Riccio e Bellini, poco più che quindicenni, come atto di rappresaglia da parte dei fascisti, e se ne rammarica, ormai convinto di rinunciare a procurarsi un altro prigioniero.

  La morte dei due giovani prefigura quella di Milton, che verrà circondato da una pattuglia di fascisti mentre sta facendo ritorno sulla collina di Alba, dove si trova la casa di Fulvia, e dove egli stesso probabilmente sarà ucciso ai margini del bosco, che lo accoglie col muro dei suoi alberi e lo rinserra dentro una fortezza vegetale.                                                                

   Sangue chiama sangue, alla maniera di Eschilo. La Resistenza è alternativamente, e contemporaneamente, una sequela di imboscate e di rastrellamenti. E la morte è  sempre, nel romanzo, un’esecuzione a freddo, operata da un plotone d’esecuzione, a ridosso di un muro, o in mezzo al fango, e di spalle,  specie da parte dei fascisti. E la lotta antifascista è una specie di tiro a segno, dove può accadere di essere cecchino o bersaglio, con inversione frequente dei ruoli, nel segno dell’esibizione o dell’invisibilità (l’ostentazione dei nemici uccisi vs. la protezione da sguardi indiscreti, attraverso un bosco, la nebbia, un casolare, il fiume, il fango).

   Il partigiano, esposto al rischio continuo della morte, immerso nel fango, in preda alla furia degli elementi (piove sempre senza sosta su Alba e nelle Langhe) è l’immagine vivente della precaria condizione dell’uomo, che sta come /d’autunno/sugli alberi/le foglie, al pari dei soldati di Ungaretti.

   Dopo la guerra non c’è nulla; e chi sopravvive alla guerra sarà macerato dal senso di colpa e dalla vergogna di essere rimasto in vita. La morte è, perciò, l’unico obiettivo dei partigiani di Fenoglio e costituisce una forma di saggezza estrema: di conseguenza, il partigiano perfetto è il partigiano morto.

  In conclusione: Una questione privata è un romanzo di formazione mancato: annulla tutte le domande e tutte le risposte; non consola e non illumina, ma assolutizza forza, passioni, sacrifici, facendone un’esperienza decisiva, una questione privata appunto, che attiene alla verità del singolo e si trova in interiore homine.         

 

 

                                                                                                                                            Giuseppe Magurno

 

 

 

                              

[1] Per il testo ci si può avvalere di una recente edizione economica, tra cui, ad esempio: B. Fenoglio, Una questione privata, Torino, Einaudi, 2006. 

[2] I. Calvino, I sentieri dei nidi di ragno, Torino, Einaudi, 1964.

[3] Per tale aspetto risulta molto utile, tra gli altri, il saggio di Gabriele Pedullà, La strada più lunga: sulle tracce di Beppe Fenoglio, Roma, Donzelli, 2001.

[4] Cfr. C. Pavone, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza, Torino, Bollati Boringhieri, 1991.