La strage dei calabro-valdesi. Un olocausto dimenticato e sappiamo perché!

Papa Paolo IV
Papa Paolo IV

Sappiamo tutto sull’olocausto degli ebrei, tutto sulle foibe, ma niente sull’olocausto degli zingari rinchiusi e gassificati negli stessi campi di concentramento degli ebrei, niente sull’inquisizione cattolica, niente sulle stragi compiute contro i Valdesi. Il prossimo 5 giugno è il giorno della memoria di una di queste stragi. Una strage di migliaia di uomini,donne ,bambini, avvenuta proprio nella nostra regione e dimenticata dai Papi  recenti. Non una parola venne detta da Papa Woitilia in visita a Paola qualche anno prima di morire ,e beatificato in tutta fretta, men che mai da Papa Benedetto recentemente giunto a Lametia terme a benedire il popolo calabrese. Si tratta della strage dei valdesi avvenuta il 5 giugno del 1561 a Guardia Piemontese. Se c’è una prova della grande tolleranza del popolo calabrese questa è proprio nell’accoglienza data ai valdesi in fuga da tutta Europa. Ne arrivarono a migliaia fin dal 1200 e si stabilirono tutti in terre di proprietà del Principe di Fuscaldo, Del Poggio, nobile Lombardo, ghibellino.  Oggi si parla di terre demaniali ad uso agricolo che lo stato vorrebbe vendere a privati, i quali avrebbero poi la possibilità di trasformarli in bad e breakfast o altro snaturandone la destinazione. Le terre oggi andrebbero date a chi vuole davvero coltivarle per sopravviverci.  Si potrebbero dare a giovani disoccupati come a famiglie di immigrati che certamente le renderebbero fertili e metterebbero in moto una micro economia forte e duratura. Appunto come avvenne nel 1540 quando in Calabria giunsero questi validi uomini con le proprie famiglie alla ricerca di terre da coltivare. Questi uomini erano laboriosi, obbedienti, umili, e non crearono mai al padrone feudatario di Fuscaldo il benché minimo problema che anzi prese a difenderli da eventuali intolleranze che provenivano dall’ambiente cattolico. Nel 1542 i comuni calabri interessati  dalla presenza valdese erano: Guardia Lombarda, detta poi Piemontese e San Sisto; ma folti gruppi di Valdesi vivevano a Vaccarizzo ad Argentino, a San Vincenzo la Costa ed a Montalto. La comunità valdese in Calabria stava diventando qualcosa di davvero pericoloso  per la chiesa cattolica e queste preoccupazioni provenivano dall’attrattiva che questi uomini avevano sempre di più verso gli altri contadini che professavano la religione cattolica. L’esempio della loro vita umile, il riconoscere la povertà come fatto davvero cristiano, non riconoscere alcuna autorità ecclesiastica, inculcare la solidarietà come fattore centrale della propria  esistenza, non mangiare carne, stava minando piano piano la chiesa cattolica che immediatamente mise in moto tutte le armi necessarie per destabilizzare queste terre fertili e toglierle ai legittimi proprietari.  La prima cosa che misero in atto fu quello di incolpare di satanismo il loro più importante predicatore: Luigi Pascale.

Era il 1542, San Domenico da Guzman , padre dell’Inquisizione e predicatore era sceso in Calabria, qualche anno prima , con l’intento di convertire le comunità valdesi ma se ne ritornò a Roma con le pive nel sacco. Ci riprovano due gesuiti ma anche loro fallirono. Si passa quindi all’arresto di Luigi Pascale che viene portato in catene a Cosenza e condannato da un Tribunale dell’inquisizione a diversi anni di carcere. La cosa non convince i tribunali di Roma che vedono nella condanna al carcere una forma di debolezza del tribunale calabrese e fanno  trasferire il predicatore Luigi Pascale nella capitale dove viene riprocessato e condannato al rogo per eresia. Scatta la repressione in tutta Italia. L’ordine di Pio V, poi fatto anche santo, fu quello di uccidere tutti gli eretici, in particolare i valdesi. E così fu. Il Principe di Fuscaldo che aveva prima appoggiato le attività dei valdesi nel suo territorio, minacciato di essere processato insieme ai suoi sudditi, decide di passare dalla parte della Chiesa cattolica e emana un bando dove invita tutti i delinquenti, assassini, detenuti, briganti ad aderire alla mattanza , ricevendo così l’assoluzione dai loro peccati e chiaramente la fine della detenzione e dei processi contro di loro. La popolazione valdese è tutta in fuga. Migliaia di donne, uomini, bambini cercano riparo e rifugio fuori dalle terre di Fuscaldo, ma oramai il piano è scattato, vengono circondati e catturati tutti . Le scarne cronache di quelle giornate sono terribili. Le loro fattorie vengono  incendiate, le donne giovani scompaiono, rapite e vendute dopo essere state violentate dalle bande mercenarie, i bambini vengono scaraventati dai campanili, tutte le abitazioni devastate e incendiate dopo essere state rapinate di tutti i beni . Le scene ricordano i rastrellamenti nazisti, che abbiamo visto in tanti documentari dell’epoca e nei tanti film fatti da importanti registi. Nessuno si è cimentato in queste stragi invece.  

In uno dei giorni della strage, in un paese valdese, così un occasionale cronista dell’epoca scrive in una lettera, come riportato da Oreste Dito: “Oggi a buon’ora si è cominciato a far l’orrenda iustizia di questi luterani, che solo in pensarvi è spaventevole: e così sono questi tali come una morte di castrati; li quali erano tutti serrati in una casa, e veniva il boia e li pigliava a uno a uno, e gli legava una benda avanti gli occhi, e poi lo menava in un luogo spazioso poco distante da quella casa, e lo faceva inginocchiare, e con un coltello gli tagliava la gola, e lo lasciava così; di poi pigliava quella benda così insanguinata, e col coltello sanguinato ritornava a pigliar l’altro, e faceva il simile... Si é dato l’ordine, e già sono qua le carra, e tutti si squarteranno e si metteranno di mano in mano per tutta la strada che fa il procaccio fino ai confini della Calabria”.

E la caccia si espanse in tutta la campagna, prosegue il Dito, dove i miseri cercarono scampo; infatti in altra lettera: “In undici giorni s’è fatta esecuzione di 2000 anime; e ne sono prigioni 1600 condannati; et è seguita la giustizia di cento e più ammazzati in campagna, trovati con l’arme circa quaranta, e l’altri tutti in disperazione a quattro e a cinque; brugiata l’una e l’altra terra (Guardia e S. Sisto), e fatte tagliare molte possessioni”. Altri osservatori testimoniano, come riporta il Bellinello: “... Furono gli 86 scorticati a pali piantati per tale uopo lungo la strada per la lunghezza di 36 miglia, e vedesi tal spettacolo spaventevole agli eretici e di gran confermazione ai cattolici”.

Nè la strage si limitò a quelle cifre. Fu tale l’orrore dell’eccidio che venutone a conoscenza lo stesso Papa Paolo IV, che la ordinò, mandò il vescovo di Reggio per farla cessare, ma egli giunse a strage finita. Anche in provincia di Reggio era stata attuata la persecuzione: quattro furono i cittadini bruciati a Reggio ed undici a S. Lorenzo, di cui sette capuccini. Bastarono pochi giorni per liquidare l’intera isola allogena occitana in Calabria. Ai pochi superstiti furono comminate umilianti imposizioni: - a Guardia e S. Sisto vietati i capannelli oltre le sei persone – Messa giornaliera cattolica prima di andare a lavorare - scuola di cattolicesimo oltre i cinque anni, - per 25 anni divieto agli italiani di sposare una ultramontana. Nè mancò il segno dell’obbrobrio, tipo stella di Davide per gli Ebrei internati nei lager nazisti: a tutti i Valdesi superstiti fu imposto un abitello giallo con croce rossa. Un’ultima imposizione: abbandonare il proprio linguaggio per l’Italiano. Si mirò quindi a cancellare l’identità e la tradizione storica del popolo valdo-occitano sopravvissuto.

Di tutto questo oggi non rimane nulla nella memoria delle genti della Calabria. Nessuno accenno nei libri di storia, nessuna commemorazione con tanto di Inno di Mameli, nessuna corona di fiori depositata da qualche capo dello stato o del governo. La storia come si dice la scrivono i vincitori e  quella storia è stata scritta appunto dalla Chiesa cattolica che ha volutamente dimenticato fra tutte le sue colpe, delle quali ha chiesto ipocritamente perdono, proprio questa piccola grande storia che ci riguarda da vicino.

 

Pubblicato su MEZZOEURO il 26 maggio 2012