Nella storia, dalla parte del riscatto

Il contributo di alcuni cittadini di Maierà alla guerra di Liberazione (1943-‘45)

Frequento da anni, per ragioni professionali e per diletto, librerie e biblioteche. Qui trovo, in genere, quello che cerco. Recentemente, però, frugando tra i testi di un’importante Fondazione culturale, ho trovato un libro che non cercavo e di cui ignoravo, anzi, l’esistenza. Si tratta di I Calabresi nella guerra di Liberazione, a cura di Isolo Sangineto, Cosenza, 1992, voll.1-2.

 

   Questo libro ha attratto il mio interesse, perché parla dei partigiani delle varie province calabresi e dei paesi di ciascuna di esse, Maierà compresa, seguendo un rigoroso ordine alfabetico. Il primo volume, di cui mi sono unicamente servito, fornisce una sintetica biografia dei combattenti della provincia di Cosenza, con riguardo ai relativi luoghi e date di nascita (e di morte, per i caduti), ai corpi militari di appartenenza, alle destinazioni individuali, alle benemerenze e alle medaglie al valore ottenute.

 

   Colpisce, in particolare, il fatto che i sei cittadini di Maierà che si opposero ai nazifascisti e combatterono contro di loro, dall’otto settembre 1943 alla primavera del 1945, fossero tutti militari di leva, soldati in armi. Sorprende invece un po’ meno, a lume di storia, il fatto che essi operassero lontano dal Sud, nel Centro-Nord della nostra penisola, o all’estero, nei principali teatri di guerra del tempo (Grecia, Jugoslavia, Albania).

 

   Il contesto storico-politico-militare di riferimento è noto e, forse, un po’ intricato sul piano storiografico. A noi basta, in questa sede, richiamare brevemente alcuni fatti, che valgono a meglio inquadrare le scelte dei nostri partigiani e concittadini.

 

    Il 25 luglio 1943 cade il governo Mussolini, in seguito alla mozione Grandi nel Gran Consiglio e al voto di sfiducia al Duce, che viene destituito e arrestato. Il re Vittorio Emanuele affida, allora, al maresciallo Badoglio l’incarico di formare il nuovo governo. Costui dà vita a un governo di tecnici e cerca, con una serie di decreti-legge, di fare a pezzi il vecchio ordinamento fascista. Nello stesso tempo prende contatto con gli Alleati (inglesi e americani, fino ad allora nostri nemici) e firma con essi, a Cassibile, un armistizio, che viene reso noto l’otto settembre.

 

   Si determina, per effetto di tale accordo, “un rovesciamento delle alleanze”, che scatena la reazione dei Tedeschi, passati rapidamente dal ruolo  di alleati a quello di nemici, non soltanto in Italia ma anche su tutti gli altri fronti di guerra. Essi occupano, con le loro sedici divisioni, i punti nevralgici dell’Italia, soprattutto al Nord, al Centro e in una parte del Sud, e impongono - su tutto lo scacchiere militare - la consegna delle armi ai nostri soldati e la resa.

 

    Ciò avviene, ad esempio, a Corfù e a Cefalonia, due isole greche delle Ionie, dove si assiste al massacro - per mano tedesca - della Divisione di fanteria “Acqui”, forte di 11.500 uomini, che rifiutano di arrendersi. Le maggiori perdite si registrano a Cefalonia, dove si trova un numero più alto di fanti, comandati dal generale Antonio Gandin, che sarà fucilato alla fine di una cruenta  battaglia antigermanica, durata otto giorni (dal 15 al 22 settembre 1943). Moltissimi furono, tra i nostri soldati, i morti in combattimento, i fucilati dai tedeschi, i dispersi e i deportati in Germania. Alcune fonti parlano di circa 9.000 vittime; altre di 7.749.

 

   Tra i dispersi della prima ora a Cefalonia (8 settembre 1943) figura anche il nostro concittadino Giovanni Cardillo, soldato della XVII Fanteria Divisione “Acqui”, nato a Maierà il 14/9/1917. Miglior sorte è toccata invece, sul fronte balcanico, in Jugoslavia, a Ernesto Scarano, nato a Maierà il giorno 11/12/1914. Egli scelse, dopo lo “sbandamento” dell’esercito italiano, di combattere a fianco degli uomini di Tito contro i tedeschi, nella Divisione “Garibaldi”. Partigiano, rimase in terra slava dall’otto settembre 1943 al 12 marzo 1945.

 

   Furono partigiani in Italia, rispettivamente in Liguria e nel Veneto, anche Egidio Donati, nato a Maierà il 21/9/1924 e Salvatore Salemme, nato a Maierà il 21/6 /1914, di professione elettricista. Il primo combatté a Imperia, nelle  Squadre di Azione Patriottica (SAP), dal primo settembre 1944 al 30 maggio 1945, con il nome di battaglia “Ramo”; il secondo si batté  contro i nazifascisti nella Divisione Garibaldi “ M. Foschini”, dall’otto settembre 1943 al 25 giugno 1945.

 

   Persero, infine, la vita nella lotta antifascista Francesco Pignataro, nato a Maierà (si ignora la data di nascita), militare del Corpo Italiano di Liberazione (CIL), morto il primo luglio 1944 a Poggio-Prunicci- S. Luce Origano-Quota 524, e Pasquale Crusco, nato a Maierà (anche in questo caso la data di nascita non è nota), soldato del XX Raggruppamento Salmeria del CIL, caduto il 7 novembre 1944, a Montegrande. Entrambi sono stati decorati con una medaglia alla memoria (d’argento per Crusco, di bronzo per Pignataro).

 

   Le vite di questi concittadini non illustri dimostrano che anche la nostra comunità ha dato il suo contributo alla guerra di Liberazione, pur non essendo stata toccata direttamente, a causa della sua ubicazione geografica, dalla lotta partigiana, che ha avuto origine e diffusione al Centro e al Nord dell’Italia. E ciò, a ben guardare, non è un piccolo motivo di merito per Maierà.

 

 

 

                                                                            Giuseppe Magurno