Mai più in ginocchio

di Francesca Gabriele


 

"Nessuno mi chiese mai", il libro di Francesca Rennis il cui filo logico si poggia sul modo in cui si è evoluto il rapporto della donna con se stessa e con il mondo

 La giornalista scrittrice racchiude in questo concetto chiave il suo lavoro

«E al culmine ci sono delle sublimazioni d’amore».

Ripercorso anche il tema della violenza sulle donne


Francesca, iniziamo questa conversazione parlando della copertina che hai scelto per il tuo libro “Nessuno mi chiese mai” che riprende “Il bacio”, il dipinto di Gustav Klimt. Perché questa scelta?

Non è tanto il bacio nella sua passionalità che m’interessa, quanto la rappresentazione della donna in ginocchio, un segno di sudditanza, a cui non si è fatto molto caso. Insieme alla passionalità, al senso di protezione e a tutti quei valori che la donna si porta dietro, c’è anche il messaggio che per poter accedere a certi sentimenti bisogna, comunque, piegare il ginocchio.

 

Perché hai scelto di confrontarti con la grande letteratura?

La scelta non è stata casuale. Ad un certo punto della mia vita ho avvertito la necessità di ripercorrere delle tappe vivendo in modo esistenziale l’esperienza di altre donne iniziando questo confronto con la letteratura e con donne meravigliose come Antigone. Quello che mi ha sempre impressionato favorevolmente è stata la forza di alcune donne di andare anche contro la legge precostituita, per far emergere il “cuore”, un sentimento forte a sostegno dell’umanità. Questo mi ha convinto a rientrare in nodo diverso nel mondo della letteratura attraverso delle tappe: Antigone, ma anche Medea, Lisistrata, Isotta, Ofelia, Desdemona.

 

L’amore che prevale nella donna riesce sempre a vincere?

L’amore dà alla donna la forza per sacrificarsi e soprattutto per attendere. Anche Pasolini diceva che l’attesa è una caratteristica della donna. Caratteristica che, oggi, si nota meno perché la donna è più attiva. Attraverso l’attesa si riesce a rielaborare quelli che potrebbero essere i segni di violenze quotidiane: in questo rapporto tra i generi c’è una comunicazione sbilanciata a favore del maschio.

 

Storicamente, la forza che contraddistingue noi donne ha sempre fatto paura agli uomini tanto che l’hanno contrastata attraverso vari tentativi di sottomissione…

Di questo sono convinta. Nel libro non affronto questo problema da femminista, ma per cercare di capire, per farti un esempio, il ruolo che hanno giocato i maschi della mia famiglia. Mio padre di origine calabrese, apparteneva alle forze di polizia, non mi ha dato la possibilità di considerare un’altra me rispetto al ruolo di moglie.

 

Rispetto al passato, a quali stereotipi noi donne siamo sottoposte?

Intanto, alla comunicazione del silenzio. Preferiamo fiancheggiare delle posizioni al maschile per poter prendere almeno le briciole del potere. Abbiamo difficoltà a portare avanti un modello nostro.

Tante volte l’uomo pensa di poterci strumentalizzare anche perché siamo noi a permettergli anche solo d’immaginarlo. Questa debolezza secondo te ci appartiene?

E’ una debolezza che sicuramente ci appartiene. La donna è stata incapace di organizzarsi sotto il profilo sociale. Il ruolo che la donna tradizionalmente è riuscita a conquistarsi oltre a quello della casalinga-mamma, è stato quello dell’insegnante, dell’infermiera. Crearsi altri spazi è stato difficile, anche perché tra di noi non comunichiamo.

 

Nel tuo libro affronti anche la violenza sulle donne. Violenze evitabili in che modo?

Non ho idea se poteva essere evitabile la violenza subita da Maria Rubino o dalla giovane Roberta Lanzino. Non ho idea di quanto sia possibile limitare la violenza domestica. Con la globalizzazione, con un’economica di stampo liberista, abbiamo la riduzione del soggetto umano quasi a oggetto di scambio. Il problema della marginalità della donna è inserito nel vasto contesto sociale, politico ed economico in cui ci troviamo.

 

Che idea ti sei fatta dell’omicidio di Maria Rubino?

Maria ha iniziato a subire violenza nel momento in cui ha iniziato a capire di non trovarsi bene in quella famiglia. Voleva separarsi. Si è potuta distaccare solo lasciando la propria vita. Non ha avuto altre alternative.

 

Quanto maschilismo sopravvive nella società contemporanea?

Il maschio ha un modo di agire che rientra in canoni di normalità di cui egli stesso non è consapevole. Il modo di comunicare con le donne non viene messo in crisi.

 

Ci sarà un seguito di “Nessuno mi chiese mai”?

Ho tenuto il libro nel cassetto per due anni. Volevo capire se valesse la pena dare alla stampa qualcosa di mio. Persone che mi sono vicine e stimo mi hanno incoraggiata a pubblicarlo per far sì che anche gli altri potessero trarne delle idee per un confronto. (Non posso dire pertanto se ci sarà un seguito)