Ombrellone per ombrellone

#iovotoNO#

Un’atmosfera strana forse perché a differenza del referendum abrogativo non è necessario raggiungere il quorum del 50 percento più uno degli aventi diritto e questo provoca non poche tensioni; ma di sicuro perché è in gioco il panorama politico dei prossimi anni e gli interessi in ballo sono davvero tanti; di sicuro perché si stanno delineando quadri di intervento nel sociale e in campo economico che, al momento, solo chi vede lungo, oltre l’immediato algebrico dato dai numeri della stessa, riesce a focalizzare. 

Una strana atmosfera di attesa verso la quale non sono rimasta immobile. Mi sono informata, ho guardato alle ragioni del SI e del NO cercando di approfondire, anche se la questione è talmente ingarbugliata e tecnicamente complessa che potrebbero parlarne nel merito solo gli esperti del settore. E allora la prima domanda che mi sono posta è riferita proprio a questo grado di comprensione. Perché sono state introdotte tante difficoltà di comprensione, modificando ben 47 articoli della seconda parte e rendendoli più ostici rispetto agli originali? Dov’è la semplificazione che dovrebbe caratterizzare questa “riforma”?
Perché sono stati defenestrati due direttori di giornali Rai (Marcello Masi del Tg2 e Bianca Berlinguer del Tg3) proprio in prossimità di questo appuntamento? 
Che senso hanno le dichiarazioni del premier sull’uso dei soldi che si risparmierebbero a favore “di chi non ce la fa”?

Da quello che noto il bombardamento mediatico sulle ragioni del SI è cominciato e al cittadino si stanno proponendo, nella forma di lavaggio di cervello, slogan e luoghi comuni. Da insegnante e cittadina attiva sto vedendo svilire il ruolo del pensiero critico, che per chi deve raccogliere voti rappresenta solo un ostacolo al raggiungimento del potere. [Su questo sito si trova un’ottima semplificazione delle potenzialità del pensiero critico: http://www.pensierocritico.eu/].

 

 

 

Ed ecco il mio interesse ad andare tra la gente, in queste mattine infocate dal solleone calabrese. Sotto l’ombrellone tanti turisti ed emigrati rientrati nel loro paese d’origine, pochi i locali incontrati. Venerdì 19 agosto ad Acquappesa, sabato 20 agosto a Cetraro, domenica 21 agosto a Fuscaldo. “Ombrellone per ombrellone” è l’iniziativa che ho proposto ai miei amici su Facebook e che è stata diramata con simpatia e curiosità. Ho raccolto la stima di chi già mi conosce per la mia "intraprendenza e originalità", così i commenti. Tra le persone ho toccato con mano le fragilità del momento che richiede invece determinazione e attenzione da parte di tutti. Una fragilità che fa vacillare l’idea stessa di cittadinanza visto che in tanti si sono meravigliati di una scelta referendaria di cui non sapevano nulla; in altri la meraviglia era accompagnata da una vera e propria seccatura per essere chiamati ancora alle urne. Per chi non si ferma alla prima apparenza saprà trovare i limiti di questa fragilità nei disagi di tutti i giorni, nei problemi economici dettati dalla disoccupazione e dalla flessibilità lavorativa, nella incapacità di gestire la vita dei propri figli senza essere affiancati da uno stato sociale o dalla solidarietà del proprio contesto di vita, nella perdita di autonomia degli anziani, nel profilo educativo che ha assunto la scuola pubblica votata a formare lavoratori sempre più efficienti piuttosto che cittadini. Quest’aspetto mi è sembrato maggiormente rilevante laddove, anche se in percentuale minima, i miei interlocutori si opponevano al mio invito ad approfondire le questioni legate alla riforma «perché in vacanza!». Una vacanza capita lontano dalle sollecitazioni e dai bombardamenti mediatici quotidiani, lontano dalla gente e finanche da se stessi. Vacua in tutti i sensi! Comprensibilmente vacua!
Coloro che si soffermavano a parlare erano soprattutto quelle persone diffidenti della politica, disorientati e disincantati verso qualsiasi forma di scelta. Demotivati al voto, insensibili verso qualsiasi proposta, desiderosi solo di essere ascoltati. Penso sia l’uomo medio, colui o colei che va a rimpinguare le file degli astenuti alle elezioni.
Spesso, pur volendo insistere sugli aspetti afferenti la riforma, il discorso veniva spostato su quello politico, sugli schieramenti e sugli scenari che potrebbero aprirsi in caso di vittoria del NO. In questo caso, la propaganda sugli effetti devastanti provocati dalla arresto della riforma si è insinuata con i suoi luoghi comuni. La paura che il futuro possa riservare solo il dramma dell’instabilità politica può remare a favore di un voto non consapevole. Così come la scelta del male minore. In quest’area di risposte che ho potuto raccogliere penso di poter inserire anche coloro che scelgono il NO solo per mandare a casa il premier, che – sottolineavano – governa ormai da troppo tempo senza aver ricevuto il mandato popolare. Insomma, a quella che considero una deforma costituzionale posso aggiungere anche una deforma delle sue rappresentazioni.
Insomma, ci sono tutte le prerogative per temere una devastante deriva populista. I demagoghi di mestiere, gli affabulatori di professione possono trovare terreno fertile per coltivare le proprie erbe velenose.
In quei tre giorni ho raggiunto trecento ombrelloni, penso di poter ipotizzare di aver incontrato almeno 7-800 persone. Molti mi ringraziavano per l’impegno accogliendo il pieghevole che ho fotocopiato dopo averlo scaricato dal sito www.iovoto.no. Altri mi hanno esortato a continuare, qualcuno si è proposto ad accompagnarmi. 
Tra i sostenitori del SI che ho incontrato, quelli che si complimentavano per l’approccio comunicativo messo in campo proponendosi di approfondire le ragioni di entrambi le parti, e quelli che, impegnati direttamente nella campagna o dirigenti del Pd, si opponevano a ricevere il mio input al confronto. Ma soprattutto coloro che rispondevano con i luoghi comuni, appresi dai media. «Diminuiscono i parlamentari». «E’ garantita maggiore governabilità». «Finora non sono riusciti a fare nessuna riforma».
Tra i sostenitori del No ho incontrato insegnanti e lavoratori delusi dalla situazione attuale, da una retorica «che ha superato Berlusconi» per come si fa passare l’idea falsa che le tasse siano diminuite e soprattutto coloro che sono stati danneggiati dalle scelte del governo Monti. Persone che credono si possa ancora migliorare il futuro, motivate ad affrontare il momento attuale con determinazione e maggiore convinzione. Tra quest’ultimi si sono differenziati i grillini. Le loro risposte erano motivate, consapevoli e vivaci, oltre che aggiornate rispetto agli altri. Loro non parlano per luoghi comuni, ma credono ancora che la corruzione possa essere fermata e che a governare possano essere gli onesti.