Non la troverete mai. Analisi clinica psicologica e sociale di un cold case calabrese

di Francesca Rennis

Un “cold case” calabrese per discutere di violenza domestica, stalking e violenza di genere. Il caso irrisolto di Rosina Bellomusto diventa un libro. L’idea è di Sergio Caruso, giovane criminologo clinico e psicopedagogista che ha pubblicato proprio in questi giorni con la Pellegrini Editori “Non la troverete mai”. Un giallo che ha attirato l’attenzione dell’autore fin da quando, da bambino, frequentava il paese dei nonni materni, Fagnano Castello (CS).

Una storia rimasta nell'immaginario collettivo come misteriosa, declinata con i verbi dell'esoterismo e dell'inespugnabile per quella nuvola di emarginazione calata sulle mure domestiche di una Calabria in cui il veto del silenzio diveniva un obbligo sociale. Rosina è stata sepolta dalla collettività prima che dal destino. La mentalità stessa ha segnato la strada ad un reato rimasto senza colpevoli, quando tutti sapevano chi fosse. Il libro di Sergio Caruso finalmente recupera questa memoria, indagando con sapienza nel rapporto familiare che ha reso vittima una donna. Il ricordo la rende così ancora viva, oltre ogni tentativo di spettacolarizzazione mediatica, nella consapevolezza di un recupero di verità che sia catartico nei confronti della cultura fagnanese e calabrese, ma soprattutto d'importanza per la prevenzione. Quello che è successo quel giorno fatidico viene passato al setaccio scientifico da un giovane e alquanto esperto criminologo per comprendere tra le pieghe di quanto accaduto i risvolti psicologici e sociali che, se non hanno impedito, hanno invece adirittura sostenuto la violenza familiare fino al delitto.

Rosina Bellomusto è scomparsa in circostanze sconosciute il 16 maggio 1964, a Fagnano Castello, in località Timpa del forno. La sua è una storia di sopraffazione coniugale. Un marito violento con la passione per l’esoterismo e la magia nera la tiene sotto scacco, lei che già soffre di epilessia. Ad ogni crisi era curata a forza di botte, calci e pugni, come indicano le testimonianze riportate nel libro di Caruso. Non saranno i quattro figli a salvarle la vita, non sarà la comunità a fermare quell’uomo che giorno dopo giorno le ha fatto perdere autostima, fiducia in se stessa e speranze. La sua è una vita tirata a stento, avvelenata dal dolore.

Il marito, Romildo Liserre, sospettato da tutti non fu mai ufficialmente indagato. Scomparso circa 25 anni fa, visse un’epoca in cui i legami familiari venivano considerati privati, non accessibili all’esterno e in cui dominava ancora la figura del padre-padrone.

“Di questa storia – scrive Sergio Caruso - fa paura a tutti la fine fatta da questa donna, perche ora non è più scomparsa ora è morta, e non è nemmeno difficile capire chi ha messo fine alla sua vita; e non pensate che sia morta subito. Il suo carnefice, marito, persecutore, assassino, l’ha uccisa giorno per giorno”.

Ma nel libro ci sono tutti i riferimenti perchè il caso venga riaperto e si giunga ad una verità incontrovertibile, laddove ancora regnano sospetti e paura. Non è possibile dimenticare la vita di questa donna, la sua sofferenza. Anna Macrì ne ha recuperato emozioni e un sentire che va oltre il tempo nel testo inedito Il sogno di Rosina.


Sergio Caruso, nato a Cetraro il 24 settembre 1984, è psicopedagogista, criminoloto clinico, esperto in minori, famiglia e prevenzione. Ad oggi è colalboratore della cattedra di Neuropsichiatria e Criminologia Uni Roma Tre, diretta da Matteo Villanova. Formatore e consulente in corsi di perfezionamento e master, collabora anche con numerose associazioni impegnate nella tutela delle vittime di violenza.