Sviluppo? Un libro spiega che si può partire riducendo le differenze di genere

 

Un oceano da attraversare perché i principi di base di eguaglianza di genere da formali diventino sostanziali, una prassi quotidiana che s’innervi in ogni ambito del sociale e dell’economico. Ma anche un’ambizione diretta a migliorare le condizioni di sviluppo. Non è un caso che proprio dai territori dell’economia si richiami l’attenzione alle potenzialità delle donne, alla trasformazione innovativa di contesti ormai impoveriti, rannicchiati su se stessi, deboli nella loro struttura.

Concetta Grosso, infatti, esercita la sua professione di dottore commercialista, dopo una laurea in Scienze economiche e sociali, riuscendo a captare le esigenze di valorizzazione del genere femminile in un ottica di empowerment sociale ed economico, dove uomo e donna divengono cofondatori  di un nuovo ordine sociale, oltre luoghi comuni e pregiudizi che impediscono slanci di cambiamento.

“Uomini e donne. Eguaglianza formale e sostanziale” edito da Pellegrini, va nella direzione di riduzione del gup di genere nelle istituzioni e nei luoghi di potere decisionale, oltre che di una presa di consapevolezza di ruoli e responsabilità che non possono più essere demandati, delegati, coniugati solo al maschile. La diversità di genere non può continuare a tradursi in diseguaglianza sociale ed economica, a scapito dell’intera collettività, monca di quelle risorse e di quelle opportunità che possono provenire dall’apporto del femminile.

La diversità di genere, negli spazi analizzati dall’autrice, diviene un fattore impulsivo alla crescita, avvicinando scelte politiche alla formalità già conquistata, tramite la Costituzione, nelle leggi. Esistono degli strumenti, infatti, che non sono solo concettuali per l’attuazione dell’inclusione delle donne nella sfera pubblica. La womenomics, la flexsecurity, il bilancio di genere.

Gli studi sulla economia delle donne (womenomics) s’interrogano, spiega Concetta Grosso, “su come impegnare le donne nelle istituzioni, nella politica, nelle aziende” attraverso piani organizzativi strategici. “Si deve osservare – evidenzia – che, quando in un Paese è in atto una crescita, la variabile decisiva sembra essere sempre l’aumento dell’occupazione femminile” e, proseguendo nella lettura, si comprende come, laddove si è raggiunta una minore disparità, si sono anche raggiunte migliori performanceeconomiche e maggiore competitività. La qualità della vita è migliorata per tutti.

Un’impostazione metodologica che rende a chiare lettere le responsabilità di pressioni culturali pregiudiziali, la sordità di politica  istituzioni a superare condizioni di marginalità che risultano invece funzionali al mantenimento di criteri di selezione impostati su favoritismo e disparità. A tutto svantaggio di un sistema di meritocrazia efficiente ed efficace in ambito economico. Il capitolo dedicato alla flexsecurity chiarisce questi aspetti dell’economia legati al mercato del lavoro flessibile e alla creatività. Il tutto filtrato da dati e percentuali che fanno ben capire come l’autrice abbia voluto accuratamente evitare ogni immediatezza affidandosi invece ad una sorta di diagnostica sociale.

Misura imprescindibile del mainstreaming, il bilancio di genere. Corrisponde alla correzione di azioni sbilanciate che concorrono al permanere di disuguaglianze e alla verifica di azioni autenticamente democratiche. Nel testo il metodo di analisi del bilancio di genere è correlato da uno schema che ne esplicita anche graficamente le potenzialità.

L’autrice, Concetta Grosso, sa muoversi oltre gli stalli della politica italiana per ricordare la nostra appartenenza all’Europa e alle decisioni prese dal Consiglio Europeo di Lisbona nel 2000 e di Barcellona nel 2002.

Nel capitolo dedicato all’”Eguaglianza formale, eguaglianza sostanziale e giudizio di  costituzionalità” l’autrice considera il valore delle cosiddette “azioni positive” previste dalla legge 125 del 1991, laddove potrebbero essere interpretate come misure discriminatorie nel confronti del genere maschile. “Deviazioni” dall’eguaglianza formale che “tendono a ristabilire l’uguaglianza delle opportunità, contrastano i condizionamenti storici della manodopera femminile allo scopo di permettere l’accesso all’uguaglianza di trattamento giuridico da cui è di fatto esclusa perché versa in condizioni di inferiorità sostanziale che la discriminano”. Riporta, in sintesi, all’origine del problema che sfavorisce l’entrata nel mondo del lavoro, e nel pubblico in generale, lasciando ai margini sociali e al privato l’attività femminile. Ci ricorda che quando le regole formali fanno riferimento al soggetto, si fondano su una neutralità del soggetto che, di fatto, fa scomparire la donna. E, pertanto, quando il diritto è neutro, bisogna intervenire con azioni legislative che eliminino discriminazioni tutt’altro che neutre.

Il testo è correlato da informazioni relative al Comitato nazionale per la Parità e sul ruolo delle consigliere di parità, sulla normativa comunitaria e straniera, con un’appendice che riporta la Carta europea per l’uguaglianza e le parità delle donne e degli uomini nella vita locale.

Arricchito dagli interventi di Filippo Bencardino, magnifico Rettore Università degli Studi del Sannio, di Beniamino Donnici, europarlamentare, di Rossella Del Prete, delegata Pari opportunità e docente dell’Università degli Studi del Sannio, di Giuseppe Aieta, sindaco di Cetraro (CS), il libro di Concetta Grosso, patrocinato dalla Presidenza della Repubblica Italiana e dal Ministero per le Pari Opportunità, è divenuto testo didattico nei corsi universitari “Donne, Politiche e Istituzioni”.

 

Pubblicato su Scirocconws