Stefania Spanò. L'ironia contro potere, violenza, disparità

Il disegno è un'attività impegnativa, nel senso voluto da Stefania Spanò. Impegno all'assunzione di responsabilità, alla denuncia di situazioni che bisognerebbe cambiare per migliorare la qualità di vita o anche solo per poter vivere, all'acquisizione di nuove consapevolezze nei confronti del "villaggio globale".

Si muove da una punto strategico determinante, quello dettato dal buon senso e da un'osservazione che non lascia nulla al caso. Le immagini parlano, raccontano, di strazi sulla pelle umana. E come nella realtà quotidiane non vengono risparmiate tragedie e drammi, così Stefania non usa mezzi termini o false retoriche per mostrarceli in tutta la loro durezza. 

La sua denuncia si estende a tutto tondo soprattutto quando oggetto della sua analisi rappresentativa diventano la donna e il bambino. Sprazzi di colore intenso che si tingono d'ironia e finto disincanto, come testimoniano i personaggi di Anarkikka e Unchildren. Impossibile definire le sue rappresentazioni semplicemente "fumetti". Potremmo semmai considerarli il postmoderno del fumetto, anche per i caratteri e la tecnica grafica utilizzata.

Sbirciando da qui...

Illustrazioni e tavole che si frappongono restituendoci sentimenti di profonda partecipazione sia per l'impatto diretto verso situazioni di dolore sia per il modo in cui attraversa le contraddizioni del nostro tempo provocando un riso amaro. E' il caso "Omsa" o "Basta Bunga Bunga". Impossibile rimanere indifferenti di fronte a linee e colori che denunciano mancanza d'umanità, il prevalere di ragioni di Stato, la sofferenza femminile nell'anoressia, l'abbandono dell'infanzia. Persone tradite da una globalizzazione che ha messo al centro dei propri interessi la merce, il consumo, il denaro, il prestigio.

E così emerge un interrogativo sull'uomo di oggi. E' ancora capace di tutelare se stesso e il suo futuro dalla barbarie, dal silenzio e, quindi, dall'angoscia?

 

Francesca Rennis

Unchildren