Il sogno che con l'arte orafa diventa realtà

La storia di Gerardo Sacco con l'intervista di Francesco Kostner nel libro "Sono nessuno. Il mio lungo viaggio tra arte e vita" (Rubbettino Ed.)

Quando un manufatto diventa opera d’arte, un monile gioiello? La storia di Gerardo Sacco è un esempio di questa trasformazione che valorizza il fare umano. È la storia raccontata nelle pagine di un libro, Sono nessuno. Il mio lungo viaggio tra arte e vita, attraverso l’intervista di Francesco Kostner all’orafo divenuto celebre per aver intuito il tesoro celato nella cultura calabrese. Un tesoro, divenuto rappresentazione plastica nei suoi gioielli.

E’ in definitiva la storia di una vita che ha fatto della calabresità e del Mediterraneo fucina di crescita personale e collettiva. Il protagonista, che è stato anche definito “il “Cellini” di Calabria che crea le gioie delle olive”,  ha narrato le vicende che gli hanno permesso di costruire e realizzare un sogno; il sogno di nessuno?  

Gerardo Sacco, l’orafo che ha saputo varcare i confini nazionali divenendo l’orafo delle dive ma soprattutto riuscendo a far apprezzare e amare la cultura mediterranea, il mito e la magia della Magna Graecia, si percepisce come “nessuno”. Ma si può narrare il sogno di “nessuno”?

La scelta del titolo. Si capisce che rimanda ad un aneddoto, narrato a p. 55 del libro, dove gli viene richiesto un autografo solo perché accompagnava una persona già famosa e proprio lì, seppure “Nisciunn”, si affaccia, insieme all’umiltà della propria dimensione esistenziale, il traboccante impulso della creatività che lo farà uscire dall’anonimato.

Ma “nessuno” ricompare in uno degli ultimi capitoli dove narra della rappresentazione teatrale del Liceo classico“Pitagora” di Kr. Una scelta emblematica, essenziale. Nel testo ci sono richiami metaforici alle vicende dell’Iliade di Omero. Il protagonista, come un novello Ulisse scampato alla guerra di Troia, si avventura in un viaggio interminabile verso la sua amata Itaca. Il viaggio attraverso il mondo di registi come Zeffirelli e dive come Elisabeth Taylor, dell’alta moda e del jet set, di mostre straordinarie tra l’America e il Giappone, lo ha ricondotto a quella che considera la sua Itaca, Crotone, dove ha preso forma dal piccolo laboratorio iniziale, una delle realtà aziendali italiane tra le più importanti, una delle griffe più prestigiose. La sua firma è apposta anche a prestigiosi premi come lo Scolapasta d’oro, il Bresson, il Riccio, il Bottone d’oro o quello del Pupo siciliano per il Taormina Film Festival. Ma tanti ne ha anche ricevuti a riconoscimento della sua dedizione artistica: Premio mostra artigianato 1969, Premio il Nuovo Mezzogiorno novembre 1988, Premio Modigliani 1991, The beers (sorta di oscar) ricevuto per la musica, Premio fondazione Carical, Premio per la cultura mediterranea.

 

Leggere il libro vuol dire confrontarsi con valori come la solidarietà (a p. 74 narra come alla mostra di Venezia chiude prima per vicinanza alle maestranze della Montecatini in sciopero), e la legalità, ma anche con aspetti pedagogici che insistono sulla creatività come prevenzione ai fenomeni malavitosi. E d’altra parte la stessa vita di Gerardo Sacco apre alla speranza del successo anche al Sud, dove ha orgogliosamente affondato le proprie radici. Nelle sue mani le specificità calabresi, i luoghi di culto e i siti archeologici, la tradizione culturale si sono tradotte in oggetti del desiderio. La trasformazione della propria vita, secondo Gerarco Sacco, è possibile anche in condizioni in cui le istituzioni rimangono lontane dalla vita quotidiana della persone.

Forse più che Ulisse, la sua vita ricorda quella dell’alchimista alla ricerca della pietra filosofale capace di trasformare metalli vili in oro, di trarre così un forma spirituale dalla materia. A questo proposito ricordo le pagine che Saverio Strati gli dedicò in uno dei suoi libri, in cui lo considerò come il risveglio “dell’antico e vigoroso spirito dei crotoniati” (il racconto a p. 112). «L’arte dell’orafo nasce dunque nelle viscere della terra dove in effetti sono nascosti i metalli nobili, i diamanti, le pietre preziose. Nasce dall’insondabile e dal fuoco, per diventare luce, cultura, ma anche passione smodata, bisogni artificiali». Con l’esercizio dell’arte orafa il compimento di un miracolo, quello di trarre una forma vitale dalla materia.

 

Gerardo Sacco rappresenta il faber moderno, colui che titanicamente sa costruire se stesso. Potremmo dire che oltre ad essere “architetto e fabbro” del metallo è anche orafo di se stesso o deve il suo successo anche ad una inevitabile fortuna, a Týchē, seppure questa non sia stata sempre favorevole e abbia incontrato tanti ostacoli.

 

Francesca Rennis


Le vicende professionali e artistiche di Gerardo Sacco sul suo blog


La presentazione del libro durante la manifestazione "Gioielli sotto le stelle", organizzata l'11 agosto 2017 da "L'angolo d'oro Gioielleria". Testimonial Giulia Petrungaro