A rischio crollo la Chiesa di S. Francesco dei Passionisti a Fuscaldo

Iniziative di Italia Nostra per la ristrutturazione

Il silenzio e il Vangelo sono la roccaforte su cui si regge il Convento di S. Francesco a Fuscaldo, nonostante la terra continui irrimediabilmente a franare verso il mare da quell’altura panoramica a oltre trecento metri d’altezza raggiungibili dopo una serie di gironi stradali. Fondamenta di fede e fondamenta di una struttura muraria che sta perdendo la sua staticità, portando con sé secoli di storia in cui la piccola comunità dei Padri Passionisti è riuscita ad imprimere valori universali legati alla religione ma anche al rispetto della vita umana. Nel silenzio e nella preghiera, che ho condiviso frequentando alcuni dei corsi di formazione che i Passionisti organizzarono alcuni anni fa, si abbandona il rumore e le apparenze di un mondo che sembra aver perso i proprio riferimenti, le propria fondamenta, appunto, del vivere civile perdendosi tra i meandri degli interessi privati e del potere. Erano corsi di pastorale sanitaria in cui riuscii ad avvicinarmi alla realtà operativa di altri frati, i Camilliani, o di preparazione alla catechesi. Per me non è possibile scrivere di questa rovina architettonica senza parlare di come ha attraversato anche la mia storia personale.

Esperienze che mi misero in contatto con altre persone. Tutti alla ricerca di un’indefinibile sostanza che potesse rappresentare un’apertura verso ciò che definiamo spirituale ma nel quale percepiamo la vicinanza di umanità bisognosa, laica o religiosa che sia, propensa alla conoscenza o anche al dominio e nella quale a volte ci ritroviamo drammaticamente. L’uomo di S. Paolo della Croce, il Cristo Crocifisso con la sua passione e morte in questi luoghi diventa il cammino dell’umanità. Non si erge come paladino o difensore perché è la stessa essenza che ne diventa parte e si trasforma in quel miracolo continuo che appartiene solo alla fede, alla speranza, alla carità. Mi sono nutrita di sensazioni e sapere che mi hanno aiutato nei momenti bui e in quelli in cui la morte si sentiva più vicina. E la morte qui è anche risurrezione. Non quella miracolosa, istantanea che si chiede alle tante apparizioni cui ogni giorno assistiamo, affidandoci ad una religione naturale e idolatra. La risurrezione dall’egoismo, dalla tragedia delle solitudini, dalle inadempienze e dall’indifferenza. Mettendo al primo posto l’umanità e le proprie quotidiane sofferenze.

Il convento non è un luogo avulso dai luoghi in cui è nato, è radicato nella tradizione locale, fondendo evangelizzazione e missione. I Passionisti animano anche le parrocchie del territorio comunale e come non ricordare padre Franco con la sua composta allegria e le tante iniziative sociali e padre Marcelliano, Parroco di San Giacomo Apostolo, con le sue focose catechesi, la pazienza certosina di Padre Claudio Ricci, precedente superiore della struttura conventuale. Padre Graziano Leonardo, che ne ha raccolto l’eredità dal 2008, sa di poter contare sulla solidarietà della comunità locale così come sa anche degli sforzi immani che hanno dovuto affrontare i suoi predecessori per mantenere l’integrità della struttura. Piccole restaurazioni infatti avvengono di continuo, ma sembra davvero titanica l’impresa di salvare dal movimento franoso la Chiesa, un’opera pregevole anche dal punto di vista architettonico. Una lunga e profonda fessura attraversa come una ferita una delle grandi mura portanti, tanto da poterlo notare sia all’interno della navata che all’esterno della Chiesa. Le due tele di S. Francesco, ai lati dell’altare maggiore, dipinti da Ettore Ballerini, le pareti decorate ad olio di lino da Romolo Minuti detto Roscello, le decorazioni della volta e delle cappelle ad opera dei fratelli Alberto e Corrado Albani, risalenti tutti al 1921, sono irrimediabilmente tracciate da squarci che denunciano una ripresa di movimenti franosi che probabilmente riguarda un’area più estesa.

All’interno della Chiesa ci sono anche pregevoli opere risalenti al XVI secolo e, a testimonianza dell’attività del convento viene mantenuta, oltre ad una sala convegni, e all'antico chiostro, anche due biblioteche, una a carattere generale (12mila volumi) ed un'altra specifica sulla cultura calabrese che già conta circa 4mila volumi, il Getsemani con una interessante mostra scientifico-fotografica sulla Sacra Sindone e le mostre permanenti d'artigianato (legno, ceramica, rame, ecc.). Nonostante le difficoltà del momento padre Graziano pensa di riuscire a creare un museo liturgico con antichi paramenti e un catalogo aggiornato delle pregevoli opere presenti nella chiesa risalenti al XVI secolo. Tanto c’è ancora da fare.

Un messaggio di solidarietà ai Padri Passionisti è stato inviato dalla presidente nazionale Italia Nostra, Alessandra Mottola Molfino, che ha anche inoltrato un appello per la messa in sicurezza del Convento, mentre è stato convocato per sabato 7 gennaio 2012 nello stesso convento il Consiglio regionale dell’associazione ambientalista su proposta dello stesso presidente Carlo De Giacomo. Proprio alla vigilia di Natale il presidente IN della sezione fuscaldese, Domenico Maio, ha organizzato un sopralluogo al quale hanno preso parte con grande interesse il geologo Gino Mirocle Crisci, preside della facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali dell’UniCal, l’ingegnere Valeriano Capano e il geologo Luigi Spezzano, oltre allo stesso architetto De Giacomo.

A quanto pare è l’intera zona, un tempo denominata contrada Custere, ora contrada Pastico (dov’è allocato il convento stesso), ad essere interessata da un movimento lento franoso. I tecnici hanno comunque ipotizzato, per quanto riguarda la chiesa, di un problema di fondazione dovuto ad infiltrazioni acquifere. Se la zona dovesse ricadere, come ipotizzato, in zona geologica Pai (Piano per l’assetto idrogeologico), dovrebbero essere finanziabili anche prevenzione e mitigazione dei rischi di frana e alluvione. Ma questa è per il momento solo una speranza.

 

Francesca Rennis

 

dicembre 2012