Oltre il silenzio e l'omertà, siamo Italiani!

Non lo facciamo apposta. E' dentro di noi perché l'abbiamo respirato fin da quando eravamo nel ventre materno, l'abbiamo alimentato con il latte del nostro contesto sociale, accolto con naturalezza. Il silenzio, l'omertà, la nostra seconda natura. Sono quel silenzio e quell'omertà che lasciano crescere la delinquenza organizzata, il disagio sociale, la devianza minorile. Ce ne accorgiamo, per fortuna, ne prendiamo consapevolezza per il coraggio di alcuni. Quei cittadini che decidono di denunciare il male subito e quelli che per senso civico denudano realtà scomode. Gli studi e la cronaca.

A proposito vorrei citare una parte del libro di Melita Cavallo. Da "Ragazzi senza", p. 86: " Ogni associazione criminale mantiene il controllo del territorio, ha una certa influenza sugli organi amministrativi locali, qualche volta persino su quelli centrali, taglieggia gli imprenditori vecchi e nuovi, organizza il traffico di droga e manovra gli appalti pubblici, investendo i capitali lucrati nel giro criminale in attività finanziarie. ogni organizzazione criminale ha il suo statuto, il suo codice, i suoi simboli, i suoi riti di iniziazione e di conferma, il suo linguaggio; e tutto ciò la propone in qualche modo come uno strumento culturale di promozione sociale che, attraverso un'investitura, crea il senso di appartenenza, cioè il legame, la relazione, di attaccamento al clan, alla famiglia; è questo, a mio parere, l'elemento di maggiore forza, perché è un potere che "prende" la persona sotto il profilo psicologico e la fa sua. E' questo il motivo per cui è molto difficile estirpare la criminalità organizzata, colpirla a morte. Essa ha riscosso per decenni il consenso popolare; è in grado di elargire favori, rimuovere o creare ostacoli. Questo potere, in alcune zone, è efficace persino per ottenere servizi primari, come un letto in ospedale, la liberazione di un appartamento in affitto (la causa civile per ottenere lo sfratto può durare anche otto-dieci anni), il ritrovamento di un'auto rubata, il recupero della refurtiva derivante da un furto in appartamento. Si registra oggi nel bilancio di alcuni condomini,..., una voce in codice che corrisponde al "pizzo", alla tangente da pagare al boss del quartiere per essere sicuri nelle proprie case, ma davvero questo deve restare l'unico modo per avere case e città sicure? Questo nuovo canale di accesso, se da una parte è motivo di grande scoramento, deve dall'altra essere occasione di un'ulteriore presa di coscienza di come il modello criminale viene vissuto nella collettività, e di come viene accettato in quanto strumento d'ordine nel momento in cui lo Stato non riesce a garantirlo".

 

Come struzzi

Se una personalità come Melita Cavallo scrive questo (2002) è perché per lo più decidiamo di mantenere la testa insabbiata come tanti struzzi, per paura, per comodità, per continuare a sopravvivere. E potremo chiederci se questa è una colpa. Non penso. Ma è un'abitudine sociale da smuovere senza strumentalizzazioni, senza prevaricazioni. La prevenzione nella nostra Calabria non sta funzionando, è priva di forza. Anche Gratteri ha lanciato il suo grido d'allarme in questa direzione. Lo Stato, anziché fornire strumenti adeguati di integrazione alle scuole e alle famiglie e alle agenzie educative, ha posto in essere meccanismi deleteri. Il risultato è catastrofico, non solo dal punto di vista economico e sociale, ma anche culturale. Sembra, per molti, che l'idea secessionista possa essere la panacea di molti mali, mentre non farebbe altro che limitare lo sviluppo della nostra regione e spingere alla creazione di un elite di potere arrogante e presuntuosa. Per portare avanti quest'ipotesi si fa leva su analisi storiche che evidenziano lo scempio compiuto dai Savoia e dalla massoneria inglese nel confronti del Regno delle Due Sicilie. Si dimentica, così, l'approdo, seppure nella sofferenza e nello sterminio di scomodi combattenti, il guadagno, verso la democrazia e la Carta Costituzionale.

Cerchiamo di contestualizzare il cambiamento di veduta nei confronti del Risorgimento:

- l'unità d'Italia è stata enfatizzata da un'ideologia nazionalista dominante. Bisognava creare la nazione, formare un'identità nazionale. Ora con il discorso federalista, ma anche con i danni compiuti dalla globalizzazione e dalla crisi economica, si sta enfatizzando il locale e con questo addirittura la secessione. E' un'ideologia che guarda ad alcuni aspetti restituendo una rappresentazione idilliaca dell'epoca Borbonica ed eludendone altri.

 

Dall’unità d’Italia la Democrazia

Quali sono questi altri? Secondo me:

- l'unità d'Italia era cercata dalle elite in tutti gli stati e staterelli, i moti precedenti erano stati un fallimento proprio perché le popolazioni non erano state capaci di recepirne il significato, né avevano le energie visto le difficoltà di sopravvivenza, l'analfabetismo, la comunicazione difficile;

- anche in Calabria ci sono personalità che in epoca risorgimentale si muovono per l'Unità: Giovanbattista Falcone, Giovanni Nicotera, Agesilao Milano, Benedetto Musolino, Petruccelli della Gattina; i martiri di Gerace, l'Angitola, Soveria Mannelli (Antonio Toscano)

- l'unità d'Italia ha permesso di avviare un discorso verso la democrazia e la Costituzione.

Non dobbiamo dimenticare che se non ci fosse stata l'unità probabilmente saremmo in parte territorio francese, in parte svizzero e austriaco, in parte spagnolo e forse pure africano.

Piuttosto è la gestione dell'unità da parte della classe dirigente governativa, politica e istituzionale a fare danni.

Sicuramente l'Italia si doveva fare, solo che è stata fatta, secondo me, nel peggiore dei modi attraverso una regia occulta da parte della massoneria non solo italiana ma anche internazionale con sede in Inghilterra. I Savoia erano notevolmente indebitati con le Banche inglesi e la ricchezza che stava nel Regno delle Due Sicilie faceva gola. Poi, non so chi fossero più italiani, se i Savoia che parlavano e legiferavano in francese, o i Borbone che parlavano in Napoletano e legiferavano in italiano, in un regno che esisteva da 700 anni.

 

Contro l’ipotesi secessionista

Penso che possiamo ricostruire il passato in modo nuovo, grazie alle ricerche di tanti storici, da Zitara a Pino Aprile a Natoli, ma questo non debba cancellare quanto è avvenuto in seguito. Non si può prendere dalla storia solo ciò che è strumentale ad un'ipotesi politica, quella secessionista. La storia non è discontinuità. Ciò che è stato va accolto nella sua interezza, almeno per quello che possiamo ricostruire. Il futuro non si costruisce cancellando quanto avvenuto solo perché frutto di malafede e di strategie che hanno danneggiato il Meridione. E' stato. Penso che dovremmo ricominciare da noi, senza farci soggiogare da farciture leghiste o da opinioni estreme.

Il fatto che voci più forti possano avere il sopravvento in questa direzione lo dovremo, ancora una volta, a quel silenzio che ci ha indebolito socialmente facendo accrescere, invece, individualismi e prevaricazioni, a danno di un pensiero critico, fondante espressioni collettive autonome e consapevoli. Non abbiamo bisogno di altra propaganda o di nuovi sofismi poco funzionali a quella sfida lanciata dalla globalizzazione verso la quale stiamo perdendo colpi. 

Il pensiero critico-riflessivo. Nasce dal dialogo e dal confronto ed è scevro da pregiudizi. Non rimane paralizzato alla prima idea, s'intinge nelle diverse sollecitazioni, si oppone anche a topoi che hanno costruito l'identità calabrese su insicurezza e parzialità, ma prende anche consapevolezza su fenomeni che hanno alimentato questi topoi dal di dentro, il familismo amorale, il sistema mafia-politica, il silenzio, l'omertà. Raccogliamo tutte le energie positive di questa "zoppa" Calabria, che chiamo zoppa in riferimento a se stessa e a quello che potrebbe essere, puntando sulle mille risorse ambientali, energetiche, politiche, sociali, culturali. Ma, per favore, non dimentichiamoci che siamo ITALIANI.  

 

Francesca Rennis

27 gennaio 2011