Francesco Bulzis, l'arte come denuncia

Francesco Bulzis è un artista eclettico che sa trasferire nelle diverse tecniche utilizzate, dall'acquerello all'olio alla scultura, emozioni e ragioni. Un'esperienza artistica che lo porta dal piccolo centro calabrese di Cetraro, dove ha frequentato la bottega del maestro Luciano Landi, pittore impressionista del Novecento, anche in paesi di culture diverse per rintracciarvi, oltre la quotidianità, i segni dell'umano trascurati dai poteri globalizzati e dalla corsa al profitto.

L'estremo Oriente si è dimostrato denso di sollecitazioni artistiche, come documentano le diverse mostre allestite sulla storia dei popoli asiatici. In Cappadocia è stato rapito dal fascino della tridimensionalità nello scolpire le pietre. Nella pittura predilige la fusione di materiali.

L’interesse antropologico lo conduce a trarre metafore che s’intrecciano con la natura e a ricercare la dinamicità nella staticità delle tecniche.

 

Significativa la critica di Massimo Mondaini sul catalogo della 5a Biennale Internazionale d'Arte di Ferrara, alla quale l'artista ha partecipato con quattro dipinti dal settembre 2010 al gennaio 2011.

 

«L'artista di soccorso, di denuncia, straordinariamente calato all'interno di ogni pensiero nevralgico. È un artista spettrografico nell’indagine, a volte ingentilita a volte dubbiosa, nel granato e nel magenta dei particolari, nei cremisi dei primi piani e nel grigio ocra di visi interrogativi. Il genocidio del parto della locusta, l’eliminazione della moltitudine vorace, il senso liberatorio del cielo per tutti tutto questo è Bulzis, con la sua autonomia decisionale, che supera le colpe attribuite, nel senso di libertà dovuto ad ogni uomo. La cura del destino è forse l’utopica visione della sua opera, che si attua attraverso sbalzi materici che ricordano lo stiacciato donatelliano. Il suo racconto dell’azione e della conseguenza evoca l’intruso che può mediare con lo spirito del tempo, fra il bene e il male. Francesco Bulzis è pittore di uomini, di coscienze, di uno sguardo romantico che viaggia coni perché sotto braccio, con quel libro illustrato, sempre giovane, offerto a qual popolo silenzioso che lascia qualcosa ogni giorno, senza chiedere niente in cambio».