Il Festival delle Riforme culturali come laboratorio di idee e pratiche democratiche

Dal 4 al 6 giugno 2018 la prima edizione su "Lingua, ambiente, sviluppo sociale"

“Da un’isola linguistica, un Festival per pensare il mondo” è lo slogan di presentazione della prima edizione del “Festival delle Riforme culturali” che si terrà a Guardia Piemontese dal 4 al 6 giugno 2018 e che ha per tema “Lingua, ambiente, sviluppo sociale”. Ne ha spiegato le caratteristiche il direttore scientifico, Giovanni Agresti, docente dell’Università degli studi di Napoli “Federico II”, giunto per l’occasione giovedì 21 dicembre 2017 nella cittadina che nel 2016 è stata nominata dalla “Comunione delle Chiese protestanti in Europa” (Ccpe) “Città europea della Riforma”.

Organizzato dal Comune di Guardia Piemontese, dal Centro culturale valdese “Gian Luigi Pascale”, dalla Fondazione occitana di Guardia Piemontese, dall’associazione Lem-Italia e dalla “Renaissance  française”, il festival è stato pensato non come una rassegna incentrata su eventi spettacolari o di grande richiamo mediatico, ma come luogo in cui verrà privilegiato l’incontro autentico, di qualità, tra persone motivate. Secondo gli organizzatori e il direttore scientifico durante il festival saranno affrontati temi di grande rilevanza e urgenza nel confronto e nel dialogo.

 

Dalle minoranze linguistiche toccate dalla “Carovana della memoria e della diversità linguistica” l’esperienza di interdisciplinarietà che vuole recuperare il valore dell’incontro con la diversità. Una diversità, vista come risorsa perché leggibile nella stratificazione dei prodotti presenti sul territorio e, soprattutto, perché spinta propulsiva per uno sviluppo sociale lontano dagli eccessi omologanti della globalizzazione e per una risoluzione dei conflitti sociali derivanti dal modello economico egemone. Le modalità di svolgimento del festival sono improntate, dunque, su un modello comunicativo paritario che cercherà di mettere in relazione temi che possono sembrare distanti tra loro, mentre rispecchiano una stessa metodologia di fondo come il diritto alla diversità, la democrazia culturale, lo sviluppo sostenibile; la tolleranza religiosa, la tutela dell’ambiente e la valorizzazione del paesaggio; l’educazione alla cittadinanza, la libertà di pensiero e di parola, l’altermondialismo, la coesione e l’integrazione sociale; il ruolo della memoria, le forme e la natura dell’identità, i legami intergenerazionali, il valore delle lingue di prossimità minoriate.

 

Un festival per pensare il mondo da punti di vista considerati strategici, come il pensiero divergente, eretico, la lingua creativa per rinforzare l’idea che “altri mondi sono possibili”, oltre il pensiero dominante, le disparità e le emarginazioni prodotte dal consumismo.

Momento della presentazione del Festival
Momento della presentazione del Festival

«Il tema della prima edizione – spiega Agresti - presenta un carattere fortemente interdisciplinare e innovativo. I partecipanti e le personalità invitate cercheranno di trovare risposte non retoriche a una serie di domande non banali intorno alla possibilità di tradurre la memoria, il paesaggio e i patrimoni linguistico-culturali minoritari in una leva per lo sviluppo sociale di comunità a forte rischio di marginalizzazione. L’Italia è probabilmente il paese del bacino del Mediterraneo che presenta il più alto grado di diversità linguistica, paesaggistica e genetica, essendo la risultante di secolari, per non dire millenari, incroci, ibridazioni e transiti: in un’epoca sempre più condizionata da imperativi di ordine economico e dalla standardizzazione dei beni, dei linguaggi e persino delle emozioni, e minacciata dal degrado ambientale frutto di questa ideologia dello sfruttamento e della competitività, questa diversità può rivelarsi, a seconda del punto di vista che si vorrà adottare, una barriera, un ostacolo, un impedimento; oppure un rifugio, una risorsa, un’alternativa e quindi un avamposto per pensare modelli sociali, culturali, economici più a misura d’uomo e più rispettosi dell’ambiente».

OSPITI E ATTIVITA’ DELL’EDIZIONE 2018

Le tre giornate del Festival saranno caratterizzate dalla presenza di alcuni ospiti di notevole rilievo scientifico e culturale, ognuno dei quali disporrà di un’intera giornata per sviluppare un pensiero e intrecciare il proprio punto di vista con quello dei partecipanti, anche attraverso laboratori che alternino la riflessione teorica con la sperimentazione pratica.

Franco Arminio, poeta, scrittore e regista italiano, autodefinitosi come «paesologo». Documentarista e animatore di numerose e importanti battaglie civili, è stato definito da Roberto Saviano «uno dei poeti più importanti di questo paese, il migliore che abbia mai raccontato il terremoto e ciò che ha generato». Vincitore di numerosi e prestigiosi riconoscimenti letterari, è attualmente il direttore artistico del Festival della paesologia “La Luna e i Calanchi” di Aliano (Matera).  

Jean Léo Léonard, professore ordinario di Linguistica generale alla Sorbona di Parigi. Linguista di terreno, lavora regolarmente con comunità di minoranza linguistica in particolare del Centro America ma frequenta da anni anche le minoranze linguistiche d’Italia. In Messico e Colombia ha dato vita a importanti ateliers tematici basati sulla scrittura in lingua locale, grazie ai quali le popolazioni interessate, spesso colpite da pesanti progetti di sfruttamento del territorio, si riappropriano dell’identità territoriale insieme con la lingua locale, orientandosi verso alcune “utopie realizzabili”. 

Un'iniziativa dell'associazione Lem-Italia
Un'iniziativa dell'associazione Lem-Italia

Associazione LEM-Italia (Lingue d’Europa e del Mediterraneo), impegnata da dieci anni nella promozione della diversità linguistica in Italia e nel mondo. A essa si devono eventi scientifici internazionali come le Giornate dei diritti linguistici, il Primo Congresso mondiale dei diritti linguistici (2015), ma anche innovative forme di ricerca e comunicazione itinerante, le annuali Carovane della memoria e della diversità linguistica. La «linguistica dello sviluppo sociale» è la scienza pratica, oggi restituita in un robusto volume di imminente pubblicazione presso l’editore Franco Angeli, che riassume le principali acquisizioni e i più significativi risultati di questi densissimi anni d’impegno.